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House of the Dragon, la recensione: mazzate, sesso, tradimenti e draghi

House of the Dragon non è Game of Thrones, ma ci va molto molto vicno.
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La premessa di House of the Dragon è interessante. Viserys, attuale re di Westeros, padre di Rhaenyra e fratello maggiore del valoroso Daemon Targaryen, deve scegliere il suo successore. Il consiglio è spaccato a metà: una parte spinge per la nomina di suo fratello minore Daemon, ma un'altra parte rappresentata da Otto Hightwower, primo cavaliere del Re in contrasto con Daemon, spinge affinché il re nomini sua figlia Rhaenyra. La storia si fa ancor più interessante perché il popolo non accetterebbe mai una donna come reggente ad Approdo del Re soprattutto in virtù della precedente successione. Re Viserys lo è diventato solo perché maschio, ma in linea di successione vi era prima sua cugina, Rhaenys, nota come "la regina che non c'è mai stata". Più avanti, il confronto si inasprisce per una serie di incroci che preferiamo non anticipare: scoppierà una guerra civile.

House of the Dragon parte ufficialmente dal 22 agosto in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW in contemporanea assoluta con gli Stati Uniti e l'inizio è obiettivamente soddisfacente. Il punto di contatto con Game of Thrones/Il Trono di Spade è qui sinteticamente detto: mazzate, sesso, tradimenti e draghi, che in questo caso sono presenti a eseguire ‘Dracarys' sin dalla prima puntata. Altro punto di contatto, imprescindibile, le musiche curate da Ramin Djawadi. "The Prince That Was Promised" unisce le migliori arie della serie madre e le trasforma in qualcosa di nuovo e di altrettanto epico. La stessa sigla, più breve, è una citazione senza se e senza ma a quella precedente. I più romantici di certo apprezzeranno.

House of the Dragon non è Game of Thrones, trattando una generazione che anticipa i fatti della prima serie di ben duecento anni, ma ovviamente ci va molto vicino. Il plot della serie, curata dallo stesso George R.R. Martin, è conosciuto nei libri come la "Danza dei Draghi" e qui non sveleremo come termina una delle faide familiari più interessanti di tutto l'universo narrativo di GoT. La narrazione procede per salti temporali: centrale è l'amicizia tra Rhaenyra Targaryen e Alicent Hightower, interpretate da due attrici differenti per personaggio (Milly Alcock/Emma D'Arcy e Emily Carey/Olivia Cooke, sono ottime le loro intepretazioni). Pollice in su anche per Matt Smith, che interpreta Daemon Targaryen e per Paddy Considine nel ruolo di Re Viserys. Molto ingessato Rhys Ifans nel ruolo di Otto Hightower, padre di Alicent: da lui, lecito aspettarsi qualcosa di più.

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Anche in "House of the Dragon" è nata la polemica per un possibile ‘black-washing' dopo la scelta di utilizzare un attore afroamericano per il personaggio di Lord Corlys Velaryon. È stato scelto l'ottimo Steve Touissant, ma il punto resta la sensazione che si continui a pagare un dazio, un obolo per quieto vivere, calpestando la narrazione di un universo che vede gli uomini di colore in cerca di riscatto (nel precedente Game Of Thrones, facciamo gli esempi di Missandei e di Verme Grigio, su tutti). In questo caso, un uomo di colore non solo si siede indisturbato in un consiglio reale ma è riuscito addirittura a sposare una Targaryen: chi conosce i libri, sa bene della maniacale difesa del proprio sangue da parte dei Targaryen, al punto da favorire pratiche incestuose che sfocerebbero – nella logica di questo universo – nella pazzia della prole (vedi il Re Folle e la stessa Daenerys).

In definitiva, "House of the Dragon" ha tutti gli elementi per essere un'ottima serie e per ripetere i successi della precedente. Sarà complicato ma Ryan Condal e Miguel Sapochnik, che firmano sceneggiatura e regia, sono menti creative che fanno sempre sembrare le cose semplici.

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Gennaro Marco Duello (1983) è un giornalista professionista. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa di Napoli. Lavora a Fanpage.it dal 2011. Ha esordito nella narrativa nel 2022 con il romanzo Un male purissimo (Rogiosi). California Milk Bar - La voragine di Secondigliano (Rogiosi, 2023) è il suo secondo romanzo.
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