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Opinioni

Tale e Quale Show è il programma simbolo degli ultimi 15 anni Rai

Tale e Quale Show è forse il programma più rappresentativo della Rai che va dagli albori dell’era digitale a oggi. Arrivato in Tv che pareva già vecchio, ha resistito al logorio del tempo cambiando nei toni e non nella sostanza, senza mai smettere di essere un successo.
A cura di Andrea Parrella
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Si è chiusa con la vittoria di Antonino Spadaccino la dodicesima edizione di Tale e Quale Show. Ascolti quest'anno alti come di rado era accaduto, consenso popolare, gradimento del pubblico, chi lo avrebbe detto qualche tempo fa? Tale e Quale Show è forse il programma più rappresentativo della Rai degli ultimi quindici anni, tra i pochi in grado di resistere al logorio del tempo cambiando nel tono e non nella sostanza. Partita in un tempo di generale rigetto verso la Tv, agli albori dell'era digitale, la trasmissione di Rai1 ha resistito a qualsiasi scossone reputazionale.

Inizialmente ritenuta inapplicabile a una televisione in cui il concetto di format/talent non potesse discostarsi dall'idea di competizione, poi rea di essere stata il primo cantiere di quella "riabilitazione" artistica dei concorrenti che Conti ha poi applicato come principio ad altri progetti come Ora o mai più. E ancora desueta, cringe, imbarazzante prima ancora che il concetto di trash televisivo unificasse e bonificasse tutti questi concetti.

Gabriele Cirilli ai tempi di Psy
Gabriele Cirilli ai tempi di Psy

Oggi Tale e Quale Show ha assorbito l'impatto dei social senza cambiare pelle, ma spingendo sull'ironia, prendendosi poco sul serio, abbracciando lo sfottò e anzi contribuendo a generarlo.Le scelte di Priello e Pretellilo scorso anno, così come quella di Andrea Dianetti oggi, legate all'idea di incamerare un mondo apparentemente distante dalla tradizione del programma, vanno a braccetto con le operazioni simpatia di Biagio Izzo e la coppia Paolantoni-Cirilli, quest'ultimo simbolo della prima era di Tale e Quale Show ma accolto molto meglio oggi che allora.

Quindi la scelta di Cristiano Malgioglio, che pure con eccessi è forzature, ha contribuito a rompere quel volemose bene generale che voleva tutti bravissimi e perfetti, anche se le imitazioni non erano il massimo. Infine la trovata del quarto giudice imitatore/trice, elemento di colore solo apparentemente irrilevante. I risultati sono tutti negli ascolti, ma non solo. Un programma reputato vecchio quando è arrivato in Italia, incredibilmente fresco oggi.

Antonino Spadaccino nei panni di Cocciante
Antonino Spadaccino nei panni di Cocciante

Il successo di Antonino Spadaccino, che è sintesi di tanti elementi ricorrenti della storia di questo programma (dal ritorno alla ribalta all'esaltazione dell'imitazione come qualità artistica anziché essere qualcosa di ridimensionante), dimostra che il successo di questo show è algebrico, frutto dell'applicazione di un teorema che non vuole dimostrare nulla di straordinario, se non come si debba realizzare un buono show di prima serata che non vuole essere straordinario e vuole stare al passo coi tempi (la rinuncia al blackface, a suo modo, ne è una prova).

È un grande merito della squadra e, ça va sans dire, di Carlo Conti, che per certi versi è, al pari di Tale e Quale Show, il conduttore Rai che più di ogni altro ha saputo attraversare questo lustro complesso e rivoluzionario per la Tv, uscendone indenne.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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