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Chiara Gamberale a Le Iene parla agli adolescenti: “Nel vuoto troverete la vostra passione”

Ospite de Le Iene nella puntata del 14 marzo, Chiara Gamberale parla agli adolescenti. Nel suo monologo invita i giovani a liberarsi di ogni orpello, di ogni distrazione che impedisca di restare a contatto con se stessi: “Così capirete chi siete”.
A cura di Stefania Rocco
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Nella puntata de Le Iene in onda su Italia1 il 14 marzo, Chiara Gamberale parla agli adolescenti. Il monologo della scrittrice è un invito a liberarsi di ogni orpello artificiale, di ogni possibile distrazione affinché, nei momenti di noia, di vuoto, sia possibile instaurare un rapporto con se stessi. Una sorta di conversazione silenziosa indispensabile a comprendere se stessi, le proprie passioni, a tracciare una direzione.

Il monologo di Chiara Gamberale a Le Iene

"‘Valgo qualcosa solo se mi entusiasmo'. L’ha scritto Stendhal, ne La certosa di Parma. Non la sentite anche voi, nell’aria? Quest’umidità. Questa mancanza proprio di entusiasmo", comincia la scrittrice Chiara Gamberale, "Non a caso l’età più ferita, oggi, è l’adolescenza, l’età dell’entusiasmo. L’età anche del buio, certo. Però che cos’è che può fare a braccio di ferro con il buio, quando si prende tutto? L’entusiasmo: una passione. Io ho poco da insegnare, chi conosce i miei romanzi sa che con il buio ho anche troppa confidenza…Però. Però, non dimentico mai quella bambina. Il portiere del mio palazzo mi veniva a prendere a scuola e poi rimanevo con lui nella guardiola ad aspettare mia madre. Che facevo? Niente. Tutto. Nel senso che se quel tempo non fosse stato assolutamente vuoto, a contatto solo con me stessa e anche con la noia, con l’angoscia, io non avrei scoperto, per esempio, di amare follemente leggere. Non avrei cominciato a scrivere storie, in quegli stessi anni, alle elementari. E un giorno non avrei potuto trasformare la mia più grande passione nel mio lavoro".

Chiara Gamberale ai giovani: "Il vuoto vi insegni a non subire la vita"

Sarebbero le tante, troppe distrazioni moderne, secondo Gamberale, a impedire un contatto più intimo con se stessi: "Invece no, oggi stiamo sempre in contatto con qualcuno, con qualcosa e non perché mandare quel messaggio, guardare che succede su quel profilo ci interessa. Ma per paura del vuoto. Di rimanere fermi nella guardiola di quello che ci fa davvero bene, di quello che invece non ci riguarda per niente. Per capire: che cosa mi piace? Che cosa mi fa schifo? Chi sono io? Solo così, e parlo soprattutto a chi è ancora in tempo e ha 13, 15, 18 anni, considerando il vuoto un passaggio segreto, invece che una dannazione, potremo chiamare davvero nostra la vita che facciamo. Invece di subirla".

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