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Carolina Marconi: “Non posso adottare un bambino perché ho avuto un tumore, è discriminante”

Carolina Marconi si racconta a Verissimo parlando dei primi mesi dopo la fine della chemioterapia e rinnovando il suo desiderio di diventare madre. La showgirl racconta di aver tentato anche l’adozione che però le è stata negata, proprio perché malata oncologica.
A cura di Ilaria Costabile
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Carolina Marconi torna ospite nello studio di Silvia Toffanin. L'ex gieffina racconta la sua rinascita, a quattro mesi dall'ultima chemioterapia, dopo aver scoperto lo scorso anno di avere un tumore al seno, mentre faceva delle indagini per poter avere un figlio con il suo compagno Alessandro. Il desiderio di maternità non si è affievolito, ma purtroppo la coppia ha dovuto fare i conti con la legge italiana che non permette a chi ha avuto un tumore di poter adottare un bambino, se non dopo cinque anni dalla malattia.

I primi mesi dopo la malattia

Un viaggio lungo anno, costruito attraverso le immagini sui social con cui documentava il suo percorso verso la guarigione, ma adesso Carolina Marconi è una donna in piena rinascita: "Sto bene, sono entusiasta, sono felice anche se c’è qualcosa che mi è dispiaciuto tanto". A distanza di dodici mesi dall'intervento, la showgirl si meraviglia della forza dimostrata in questo periodo difficile, che però le ha insegnato una cosa fondamentale, cioè che il tempo è prezioso e non esiste un vero momento giusto per fare quello che desideriamo:

Non è che sono forte, in alcune situazioni la forza ti viene da sola, a tutte. Mi esce la forza per fare qualsiasi cosa che devo fare, mi emoziono, ma alla fine combatto, vado. A quella Carolina le direi di non avere paura, affrontare tutto, tutto si supera, questa è la mia rinascita. Adesso ho una consapevolezza diversa della vita, non ho più fretta di fare le cose. Non hai tempi per un qualsiasi cosa, uno quando si deve sentire di fare qualcosa, il momento giusto è adesso, la vita è adesso non è dopo.

L'adozione negata per il tumore

Il suo desiderio più grande, allora come adesso, è quello di diventare mamma, e dal momento che sta seguendo una cura ormonale, potrà provare ad avere una gravidanza trascorsi due anni dall'inizio della terapia: "Ho conservato un ovulo, se succederà, quando mi sbloccheranno dalla cura, sarà un miracolo". Però, ancor prima di valutare questa ipotesi, Carolina e il suo compagno hanno anche preso in considerazione l'adozione, ma hanno scoperto di non poter portare avanti le pratiche:

Prima di aspettare ho pensato perché non ho adottare un bambino, poi ho cercato anche l’utero in affitto, ma chiedono delle cifre incredibili. Io e Alessandro siamo andati dall’assistente sociale e abbiamo scoperto che non possiamo adottare un bambino, perché io ho avuto un tumore, devo aspettare cinque anni, non puoi chiedere un mutuo, un assicurazione, un prestito. C’è un po’ di discriminazione. Bisogna tutelare un bambino, ma chi lo dice che lo tuteliamo così? Lo tuteliamo lasciandolo in casa famiglia?

L'oblio per i malati oncologici

Carolina, quindi, ha espresso tutto il suo rammarico nei confronti di una legge che lei stessa ha ritenuto discriminante perché non tiene conto della privacy della persona, come avviene in altri paesi europei, ragion per cui ha avviato una petizione attraverso la quale portare all'attenzione del Presidente del Consiglio una legge sull'oblio dei malati oncologici:

 Il bambino non ha solo la mamma, c’è anche il papà, i nonni, gli zii, ci sono tante persone che possono amarlo. Non sapevo che gli altri erano immortali. Io chiedo a nome di tutte queste persone, ex pazienti come me, siamo arrivati a 50mila firme per il diritto all’oblio oncologico, seguiamo lo stesso esempio della Francia. Questa discriminazione deve passare, io non sono il mio tumore, tutti meritiamo di avere una famiglia, di essere felici, di essere uguali. Io sto bene, questo sistema deve cambiare. Il nostro obiettivo è arrivare a 100mila firme per presentarla al Presidente del Consiglio.

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