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Perché Harry è il principe ribelle che il mondo ama come sua madre Diana

Henry, duca di Sussex, per tutti è Harry il ribelle, colui che ha respinto le rigide regole della Corona per abbracciare una vita meno regale e più reale. La sua immagine sembra sempre più speculare a quella di mamma Diana Spencer, per questo motivo il mondo ha iniziato ad amarlo al netto di alcune sue scelte.
A cura di Eleonora D'Amore
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È sempre stato il principe ribelle ma oggi a 37 anni è Harry, non più Henry, il duca di Sussex. Un cambiamento partito dal nome, che ha coinvolto la famiglia creata con la moglie Meghan Markle, con la quale ha attraversato l'oceano per trovare finalmente il suo posto nel mondo. È rimasto in silenzio per 35 anni, poi ha rotto quel muro di gomma e ha accettato di parlare in mondovisione di cosa ha significato per lui e la sua consorte realizzare di essere degli outsider nei corridoi di Buckingham Palace.

Un lungo periodo, che hanno descritto pieno di episodi discriminatori e razzisti, in un clima ostile che non ha oliato i rapporti della moglie con la royal family, a tal punto da far nascere lo spauracchio della Megxit, che di fatto aveva consegnato lei come unica colpevole alla nazione intera. "È una parola sessista e offensiva", aveva sbottato Harry irritato, ottenendo che la Tv pubblica britannica la cancellasse dalle nuove puntate del documentario The Princes and the Press e iniziasse a usare Sussexit per indicare il loro allontanamento dall'Inghilterra.

Harry e Meghan durante l'intervista a Oprah
Harry e Meghan durante l'intervista a Oprah

Bandito il termine ma non il suo significato. Harry ha continuato a vivere all'ombra della Corona sebbene fosse baciato dal sole della California, dando ampia dimostrazione che la tutela della sua famiglia era diventata, a un certo punto, prioritaria. Ché Meghan Markle aveva anche confessato di avere pensieri suicidi, di aver subito un trattamento diverso rispetto a quello riservato alla cognata Kate Middleton e non essere più riuscita a gestire le aspettative di Palazzo. Ed Harry era lì, disperato al pensiero che la storia di sua madre si ripetesse. Il "ragazzaccio" con lo sguardo perso e le guance arrossate da un'emotività ingombrante, che aveva già dato filo da torcere nella sua adolescenza con fughe di notizie scottanti e foto di nudo in alberghi dove non sarebbe mai dovuto entrare, ha continuato a seguire la sua strada, nonostante fosse ben lontana dai privilegi che il titolo poteva garantirgli.

La storia di Diana si stava ripetendo, per fortuna non nel suo triste finale. Il mondo intero ha iniziato ad accorgersi che dietro lo sguardo di Harry si celasse, come naturale fosse, un'eredità ben più grande del patrimonio di famiglia. Per questo motivo quando si è accovacciato davanti alla folla di sudditi, accorsi per dargli le condoglianze a poche ore dalla morte di nonna Elisabetta II, e ha accarezzato un cane stremato dalla pressione contro le transenne, quello stesso mondo che si era accorto di una tenera continuità tra madre e figlio, si è fermato.

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Il contorno delineato da Carlo, William, Kate, nipoti, pronipoti e cani Corgi era miseramente sfumato, l'occhio di bue aveva scelto il suo protagonista. E se Re Carlo si era appena distinto per il gesto sgarbato nei confronti dei suoi segretari durante la proclamazione, rei probabilmente di non aver rimosso l'astuccio delle stilografiche dalla scrivania, Meghan invece si stava spendendo per evitare di asservire chiunque volesse aiutarla. A dimostrazione (veritiera o in parte ragionata) del fatto che aver spinto il marito verso l'ipotesi di una vita migliore altrove fosse stato uno dei regali più grandi che potesse fargli.

Harry sembra a tutti gli effetti un prolungamento di Diana Spencer, a differenza di William che, con l'aria da primogenito incallito, non riesce mai a ripulirsi dalla polvere dei secoli di storia che ha deciso di non disattendere a costo della sua felicità.

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Casertana di origine, napoletana di adozione. Laureata in Lingue e Letterature Straniere all'Università L'Orientale di Napoli, lavora a Fanpage.it dal 2010, anno in cui il giornale è nato. Caposervizio dell'area spettacolo.
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