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Federico Ferri (Sky Sport): “Tennis, basket, nuoto, le gerarchie dello sport in Tv stanno cambiando”

Oltre al calcio, la Formula 1 e la Moto GP c’è di più. In occasione delle ATP Finals di Torino il direttore di Sky Sport spiega a Fanpage.it come sta mutando il rapporto con gli sport del pubblico italiano: “Non è una volontà nostra, né solo un progetto editoriale, ma merito di un’Italia competitiva”. Non manca un passaggio sui Mondiali in Qatar: “Saranno un’occasione per noi, li racconteremo cogliendo ogni spunto, anche le contestazioni”.
A cura di Andrea Parrella
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La stagione del tennis volge al termine e con le ATP Finals, per la seconda volta consecutiva a Torino, si metterà l'ultimo tassello a questa annata anomala, segnata inevitabilmente dal ritiro di Roger Federer. Che sarà ciliegina sulla torta del progetto che la squadra di Sky Sport ha messo in piedi per seguire le Finals (qui il programma delle partite di oggi, live su Sky e in streaming su NOW). Ne abbiamo parlato con il direttore di Sky Sport Federico Ferri, in occasione della conferenza stampa di presentazione dell'evento, cercando di capire meglio i progetti di una testata sportiva che nell'ultimo anno e mezzo ha subito una specie di rivoluzione copernicana, senza patirne gli effetti se si guarda ai numeri e i risultati, e che si affaccia su un finale di 2022 anomalo con la prospettiva dei Mondiali in Qatar a cavallo tra autunno e inverno.

Direttore, queste ATP Finals cadono alla vigilia di un vuoto di calcio atipico durante l’anno accademico. Un problema da risolvere o un'occasione da sfruttare?

Siamo nella volata finale di sei settimane di tennis puro, che si chiuderanno con Finals e Coppa Davis. In generale il mondiale senza Italia sicuramente offre delle opportunità per altri sport, anche se il calcio continuerà con la serie B e ci sarà il basket, tra Eurolega e NBA. Ci piace però pensare di aver dato un piccolo contributo e di continuare a darlo rispetto a un allargamento del racconto sportivo che, voglio precisarlo, non è solo frutto di una volontà e un piano editoriale, ma qualcosa che ha un riscontro nel gusto del pubblico. Raccontiamo qualcosa che piace alla gente. Pensiamo a quest’estate, dai mondiali di atletica agli europei di nuoto, volley Nations League, europei di basket, mondiali di volley maschili e femminili, è un percorso che è stato chiaramente gradito.

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Secondo lei questo può essere un momento storico in cui cambiano le gerarchie degli sport?

Qualcosa sta accadendo, ma più che andare a discapito di sport centrali come il calcio, Formula 1 o Moto GP, mi sembra più che altro un affiancamento. Però ci sono i segnali di una tendenza indiscutibile, qui alle Finals il palazzetto sarà pieno e lo era quest’estate per il nuoto.

Come se lo spiega?

In due modi: il primo è il dato di fatto degli eventi che si svolgono in Italia. Il secondo è che l’Italia vince, o comunque compete in sport erroneamente considerati minori in passato.

Sky detiene i diritti di eventi di un tale rilievo da rendere spesso necessaria e funzionale la trasmissione su Tv8. Questo ponte tra pay e Tv in chiaro può ampliarsi?

Sky e Tv8 restano due entità autonome. Uno spazio per lo sport sulla Tv generalista c'è, ma allo stesso tempo c’è la dimensione della pay. Sono binari paralleli e onestamente non vedo differenze di prospettiva rispetto a quanto accaduto in passato. Tv8 è nata con questo spirito, eventi live e non live, le ore di trasmissione sono molte e credo che l'abbinamento funzioni così com'è. La nostra idea è quella di continuare a far sì che Sky sia casa dello sport.

Il tennis degli ultimi anni ha avuto un'esplosione di popolarità anche perché si presta, meglio di altri sport, alla frammentazione che è perfetta per le piattaforme social. La "generazione highlights" si conquista coi trick e i grandi scambi?

Sì, è una cosa che vale anche per il padel. In generale ci sono tre dimensioni del tennis: la partita, che continua a funzionare soprattutto se di alto livello, non a caso è uno degli sport che garantisce più permanenza del pubblico; gli highlights, che in generale funzionano sempre di più; infine la funzione digital che riesce ad esaltare la giocata, il colpo, il passante di Musetti o lo scambio da due minuti del padel. Sono cose molto cliccabili e ci aiutano anche ad attirare generazioni giovani che sono più affini molto a quella fruizione dello sport. Sui colpi a effetto puntiamo molto e secondo me dovremmo farlo ancora di più nell’ottica di esaltare il bello. Alle Finals, ad esempio, spingeremo su questa spettacolarizzazione del colpo anche nei replay come succede nelle partite di calcio.

D’altronde questa è una cosa sempre più urgente visto che quello degli highlights è un territorio aggredito dalle piattaforme.

Sì, vero, è quello che noi stiamo facendo con Sky Q e Sky Glass, favorendo l’idea di una personalizzazione della fruizione e uno spacchettamento della stessa.

Da una parte la sintesi estrema, dall'altra il racconto che esalta la lentezza. Da quando è arrivato alla direzione di Sky Sport lei ha investito molto su quest'ultimo aspetto. 

È esattamente questo, lavorare sul tempo. Vale soprattutto per i prodotti di storytelling, con cui siamo andati quasi in direzione opposta alla tendenza attuale. Ci siamo accorti che molti ci contestavano il fatto che certi contenuti speciali durassero troppo poco. Abbiamo quindi aumentato il numero delle puntate e la durata, ad esempio lo speciale di Porrà su Federer durerà il doppio dei 26 minuti classici. Quello su cui ho insistito da quando ho avuto il privilegio di stare in questo ruolo è stato investire sulle parole e il racconto per esaltare il valore degli sportivi e dello sport. L’elemento epico e di cultura sportiva generato da questi racconti genera poi un occhio diverso in chi segue lo sport. […] Io penso ai film americani che hanno usato lo sport come elemento epico, in Italia è accaduto molto meno e penso che il racconto della televisione, in questo senso, abbia colmato un’assenza di epica sportiva a livello cinematografico.

Ferri con Dalila Setti e Giorgio Porrà alla presentazione delle Finals di Sky
Ferri con Dalila Setti e Giorgio Porrà alla presentazione delle Finals di Sky

Il culto dell’idea che parlare di sport non significhi parlare solo di sport è stato un po’ il vostro motto.

Assolutamente, il racconto sportivo al di là dell’evento istantaneo. La nostra idea è sempre stata far vivere lo sport dentro il suo contesto, unire i puntini, legarlo alla musica, l’arte e il costume. Portare lo sport oltre se stesso.

Quali novità vedremo?

Matteo Marani uscirà il 23 dicembre con una puntata su Mennea e la Guerra Fredda, poi avremo un documentario su Sofia Goggia che racconta il percorso dall’infortunio alla medaglia all’olimpiade ("23 giorni", da venerdì 30 dicembre). Passiamo dal documentario puro all’inchiesta storica, fino al documento live come quello con Panatta e Bertolucci o al modello dell’instant doc come quello dell’Italia ai mondiali 20o6.

Per Federico Buffa cosa si prevede?

C’è la chiusura dei lavori sul mondiale con Graziani, ma sarà più presente nel 2023, non posso ancora dire come.

Mondiali in Qatar 2022, che approccio avrete al racconto di una manifestazione così ingombrante trasmessa da un'altra emittente?

In generale noi, a maggior ragione per eventi che non raccontiamo direttamente, facciamo cronaca ed è quello su cui ci concentreremo. Cambieremo la nostra programmazione in questo periodo per dare qualcosa di più all’abbonato, ad esempio con L’originale di Bonan in onda tutte le sere e il Club che proseguirà alla domenica sera, magari con puntate monografiche.

Tra gli elementi di racconto di questo mondiale c'è sicuramente il vento di contestazione che sta precedendo la manifestazione. Come vi porrete rispetto a questo tema?

Ripeto, sarà cronaca, raccoglieremo tutti gli spunti come quello della contestazione sarà, almeno immagino.  Non so se sarà solo questo, ma credo sia una cosa con la quale dovremo fare i conti.

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