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Carlo Verdone: “Mio padre mi manca, a volte prendo ancora il telefono per chiamarlo”

Carlo Verdone racconta il legame con suo padre, un uomo colto che gli ha trasmesso la passione per il cinema. Nonostante sia passato tempo dalla sua scomparsa, il regista sente ancora forte la sua mancanza.
A cura di Ilaria Costabile
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Carlo Verdone è uno degli attori e registi più noti della sua generazione, che è cresciuto respirando sin da ragazzo l'aria del cinema e della cultura, soprattutto grazie a suo padre. In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, in occasione del Lecco Film Fest, ha raccontato quanto gli manchi il padre come punto di riferimento e quante esperienze incredibili ha vissuto in sua compagnia, come l'arrivo in casa di personaggi di rilievo: "Arrivavano Blasetti con gli occhiali neri; Lattuada con gli occhiali neri; Pasolini con gli occhiali neri; Germi". 

Carlo Verdone racconta suo padre

Una passione, quella per la cultura, che è stata predominante in tutta la vita per Carlo Verdone che in qualche modo ha seguito le orme di suo padre, solo che il cinema lui l'ha fatto: "Mio padre insegnava cinema alla Facoltà di Magistero, ebbe la prima cattedra". E infatti non mancò l'esperienza di averlo come docente in sede d'esame: "Mi chiese quello che non mi doveva chiedere: Dreyer. Non fu affatto generoso, facendomi fare una figuraccia tremenda. Ci rivediamo alla prossima sessione, mi congedò così. A casa, dopo l'esame, si fece una grande risata e mi disse, cosa avrebbero detto gli altri studenti se ti avessi protetto?". Un uomo integerrimo, ma anche capace di godere dei piaceri della vita:

Aveva due anime, era autorevole come professore e storico, soprattutto delle avanguardie, e fu giovane assistente di Norberto Bobbio; poi aveva un'anima scherzosa, comica, la goliardia senese da cui proveniva. Lui, orfano di padre trascriveva atti unici goliardici, per esempio Il trionfo dell'odore, ambientato nei gabinetti dell'università di Siena; Zeffirelli realizzava le scenografie e con lui a recitare c'erano futuri registi, pittori, scultori. Amava il circo come Fellini, che frequentava casa nostra assieme a tanti nomi del cinema e intellettuali

La mancanza di un punto di riferimento

Il regista ricorda con immensa tenerezza uno dei momenti della sua adolescenza che più lo ha colpito, e legato ovviamente a suo padre, alla sua capacità di saper guardare oltre e di incuriosirsi: "Era il 1965, Teatro Adriano, concerto dei Beatles. Ero stato bocciato al Quinto ginnasio e non mi comprò la batteria. Poco dopo bussò alla mia camera: ho preso i biglietti per i Beatles. Trasalii, com' è possibile? E lui, è un fenomeno nuovo, va capito e cercheremo di capirlo insieme". Nonostante il padre sia mancato diversi anni fa, il sentimento di mancanza e nostalgia è ancora molto forte, tanto che l'attore si sorprende a compiere certe azioni che appartengono ad abitudini del passato:

Il consiglio, il suo essere punto di riferimento. L'altro giorno ho scritto la prefazione a un libro. Finita la prefazione ho allargato la mano verso il nulla. Era il gesto che facevo al tempo in cui c'era mio padre, quando prendevo il ricevitore del telefono per leggergli un mio scritto, lui ascoltava e mi correggeva. Non trovavo il telefono. Mi sono detto, ma cosa stai facendo?

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