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Can Yaman: “Se non fossi stato bello, avrei avuto più successo”

Can Yaman ha raccontato al Corriere della Sera il suo rapporto con la bellezza, il suo amore per la lingua italiana e l’intenso legame con sua madre.
A cura di Daniela Seclì
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Can Yaman si è raccontato in un'intervista rilasciata al Corriere della sera. L'attore, che da venerdì 30 settembre, vedremo su Canale5 con la fiction Viola come il mare, ha parlato della sua infanzia, della sua passione per la lingua italiana e di come la bellezza sia un'arma a doppio taglio.

Can Yaman e le insidie della bellezza

Can Yaman ha dichiarato di non dare poi così importanza all'aspetto fisico. È convinto, infatti, che la bellezza senza la giusta determinazione, non sia un vantaggio. Insomma, avere un aspetto come il suo non è sufficiente ad assicurarsi una brillante carriera:

Sono gli altri che mi ricordano sempre che sono bello, fosse per me, me lo sarai già dimenticato. Se la bellezza mi ha aiutato nel mio lavoro? Se non fossi stato bello avrei avuto ancora più successo. Bisogna andare oltre il pregiudizio. Ci sono persone più belle di me, ma se l’aspetto non è accompagnato da altre virtù come tenacia, grinta, disciplina e determinazione, non si va lontano. La bellezza da sola non basta, così come il talento. In tanti sognano di recitare, magari anche all’estero, ma non so quanti siano poi realmente disponibili a lasciare tutto: casa, famiglia, affetti e ripartire da zero in un nuovo Paese, parlando una nuova lingua.

La lingua italiana e le lacrime della madre

La madre di Can Yaman ha avuto un ruolo chiave nella crescita dell'attore. La donna, che nella vita fa la professoressa, ha insistito perché studiasse le lingue. Mentre i suoi compagni puntavano sul francese o sul tedesco, lui ha voluto studiare l'italiano. Una scelta che con il senno di poi si è rivelata decisamente azzeccata:

Ho fatto il liceo scientifico in italiano, una scelta elitaria ma doverosa per i miei. A scuola ero secchione proprio. Il lavoro di mio papà (avvocato, ndr.) andava sempre peggio. Mi sentivo così incastrato da cercare una via di scampo e l’educazione era questo. Migliorarmi era l’unica via di fuga. I miei mi dicevano che avrebbero potuto spostarmi in un’altra scuola per via dei costi e questo mi ha incentivato: ho concluso il percorso primeggiando, ero il migliore della scuola. La mia media, 92,57 su cento, resta il record. Non mi hanno mai superato.

E ha proseguito: "La cultura italiana mi è sempre stata simpatica: mi piaceva tutto, dall’architettura alla cucina fino alle macchine. Poi il destino, ironico, mi ha portato qui. E conoscere la lingua si è rivelato determinante". La sua prima fan, come sempre resta la mamma, che si commuove ogni volta che c'è un successo da festeggiare: "Per ogni mio successo lei piange e a casa sua c’è un angolo in cui mette tutte le mie foto, sembra un museo… o anche un po’ il mio funerale".

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