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Carlo Cracco: “I miei genitori credevano fossi un lazzarone che pensava solo a divertirsi”

Lo chef stellato Carlo Cracco racconta i suoi esordi nella cucina di Gualtiero Marchesi, la passione nascosta per il vino e la sua vita privata, dove è padre di quattro figli.
A cura di Elisabetta Murina
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Ora è uno chef stellato e un personaggio televisivo. È stato per anni un giudice storico di Masterchef Italia e adesso è tornato sul piccolo schermo con Dinner Club, il nuovo show di Amazon Prime Video. Carlo Cracco, vicentino di origine, ha sempre avuto le idee chiare sulla strada da percorrere. Anche se, come ha raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera, arrivarci non è stato facile. Dai suoi genitori che pensavano volesse solo divertirsi, alla formazione con Gualtiero Marchesi e alla passione per il vino che non hai mai abbandonato, fino al suo ristorante in Galleria a Milano.

Carlo Cracco e la passione per il vino

Carlo Cracco ha sempre avuto una passione nascosta per il vino, tanto che oggi ne è diventato addirittura produttore e a 20 anni "ho fatto il primo corso di sommelier". Tuttavia, questo suo interesse verso il mondo vinicolo non era visto di buon occhio dagli chef:

Durante le lezioni mi maltrattavano, ma poi l’esame l’ho passato lo stesso, nel 1987, quando lavoravo da Gualtiero Marchesi. Mi dicevano che ero un cuoco e dovevo fare il cuoco e stop. Ma avevo, e ho ancora, una vera passione per il vino. I primi soldi che ho guadagnato li ho usati per comprare vino. 

Anche se negli anni si è "ritrovato con migliaia di bottiglie", lo chef ammette di non averle mai bevute perché "lavoravo come un matto, non ce l'avrei fatta". 

I primi anni di Carlo Cracco

Quando Carlo Cracco ha deciso di percorrere questa strada, i suoi genitori non l'hanno appoggiato: "Ho subito scelto questa strada. I miei dicevano che pensavo solo a mangiare e bere. Dicevano: questo fa il lazzarone, finge di studiare, ma va a divertirsi". Anche se lo chef ammette che "non sbagliavano del tutto", la sua decisione non era solamente un escamotage per divertirsi, anzi: "Fino al servizio militare sono rimasto a Vicenza, proibito uscire. Dopo il diploma avevo giù le idee chiare, sono andato da Gualtiero Marchesi". Al fianco di quello che era considerato lo chef più rivoluzionario di quei tempi, Carlo Cracco ci è rimasto per ben quattro anni, prima di spostarsi in Francia e poi a Firenze all'Enoteca Pinchiorri, "una delle migliori cantine del mondo". 

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L'iniziativa durante il lockdown

Quando in piena pandemia il suo ristorante era chiuso, Carlo Cracco non è rimasto con le mani in mano perché "non riesco a stare fermo". Con il frigorifero pieno e senza un prospettiva imminente di riapertura, si è messo a disposizione degli operai che stavano costruendo l'ospedale in Fiera Milano, prendendo accordi con il Comune:

Mi chiedono: se la sente di far da mangiare agli operai che stanno costruendo l’ospedale? Ho chiesto: la cucina c’è? Non c’era. Chiedo: quanti sono gli operai? Domani 50 ma cresceranno di 100 in 100 ogni giorno, mi rispondono. Fino a 500. Ho detto ok. Siamo arrivati a 450 pasti al giorno. È stata la prima volta che ho visto mangiare così tanto in così breve tempo. Il piatto medio della pasta era di 400 grammi, poi secondo, contorno e dessert

La vita privata di Carlo Cracco

Rosa Fanti e Carlo Cracco (IG @rosafanti)
Rosa Fanti e Carlo Cracco (IG @rosafanti)

Carlo Cracco è padre di quattro figli, due femmine e due maschi, avuti con due donne diverse. Del suo suo primo matrimonio, da cui sono nate Irene e Sveva, non si hanno molte informazioni. Non si conosce, infatti, nemmeno l'identità della donna che per anni è stata sua moglie. Diverso il caso delle sue seconde nozze, avvenute nel 2018 con Rosa Fanti, 17 anni più giovane di lui, da cui sono nati Pietro e Cesare. Lo chef spera che almeno uno di loro possa seguire le orme:

Ne ho fatti quattro, due femmine e due maschi. Sperando che almeno uno… La prima studia lettere moderne, mai dire mai. Ho cercato di dargli input, io sono stato libero di scegliere e lascerà la libertà di scegliere, speriamo che qualcuno provveda

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