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Il problema del Concertone del Primo Maggio non è la musica ma l’impegno politico degli artisti

Si è chiuso il Concertone del Primo Maggio, rassegna che ci piacerebbe fosse più impegno e meno vetrina.
A cura di Francesco Raiola
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Il palco del Concertone (ph Patrizia Marolla)
Il palco del Concertone (ph Patrizia Marolla)

Come ogni anno il Concertone del Primo maggio è terminato e come ogni anno è stato accompagnato da qualche polemica prima e durante. Solitamente i problemi sono due: la musica e la politica. Talvolta le critiche sono giuste e sensate, altre esagerate. A volte centrate, altre – soprattutto quelle musicali – esposte da persone che si ricordano della musica solo a Sanremo e al Primo Maggio appunto. Siamo figli del "ma questo chi è" diventato ormai un meme più che una critica e che descrive più chi muove questa obiezione che gli artisti sul palco. Se non sai chi sono evidentemente è perché segui poco le cose musicali.

Certo, in un mondo discografico che oltre alle barriere dei generi ha anche abbattuto quelle tra mainstream e indie, il palco del Primo maggio si è trasformato in un Sanremo senza gara, una vetrina, insomma. Segnatevi i giovani che non conoscete perché probabilmente li vedrete nei prossimi anni a Sanremo (se si proseguirà la linea Amadeus, almeno), mentre molti dei big che si sono esibiti nelle ore di punta sono quelli e quelle che avete già visto su quel palco. Insomma, ci si lamentava quando a fare da caprio espiatorio erano i Modena City Ramblers (ce ne fossero) e ci si lamenta adesso che sul palco vanno i giovanissimi che streammano e che in tv (e talvolta in radio, ma le cose sono molto cambiate negli ultimi anni) ci vanno poco

Se proprio vogliamo trovare un vulnus è quello del rapporto tra alcuni di quegli artisti e l'impegno sociale e politico quotidiano o, almeno, l'impegno pubblico su certe battaglie. In questi anni si è molto discusso di quanto gli artisti debbano impegnarsi e usare la propria popolarità e la propria influenza per portare avanti battaglie civili e sociali, ma quando avviene automaticamente bisogna ripulire bacheche e commenti da insulti di hater che sovrastano le critiche legittime. Sul palco del Primo maggio ognuno degli artisti ha dovuto portare un diritto che aggiungerebbe nella Costituzione, di cui festeggiamo i 75 anni, e molte delle cose dette sono state interessanti: dalla salute mentale, all'omogenitorialità, passando per il lavoro, le donne (anche anche se poi si finisce, incomprensibilmente, a chiedere diritti in contrapposizione alle battaglie sull'inclusività linguistica come ha fatto Ambra come se una cosa escludesse l'altra e come se non ci fossero attivisti e attiviste impegnati su entrambe le battaglie) e il diritto al non essere perfetti.

Eppure alcuni degli artisti che sono saliti su quel palco non sono noti soprattutto per le battaglie che portano avanti. Sarebbe bello che il Primo Maggio fosse anche un'opportunità per chi tutto l'anno si impegna anche pubblicamente per portare avanti battaglie di civiltà come fanno artisti come Emma, Piero Pelù o Alfa (che della salute mentale ne fa una bandiera), per dire, che non si tirano indietro. E per chi ha deciso di cambiare strada rispetto a un passato di soldi e ostentazione si può anche far saltare un turno e farli tornare quando saranno più coscienti. Perché il concertone è uno dei festival più importanti, ma non è il Coachella, nasce con un'esigenza particolare e con l'appoggio dei Sindacati confederati, quindi ben venga la musica, ben venga la vetrina e la promo, ma ben venga anche la coerenza di artisti che si prendono la responsabilità, per tutto l'anno, di battaglie di civiltà. Se non ne hanno voglia, il Concertone possono anche saltarlo ogni tanto.

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