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Sparò e uccise ladro nella sua tabaccheria: no al risarcimento alla famiglia della vittima

La Cassazione ha respinto la richiesta di risarcimento presentata dai familiari di Igor Ursu, il rapinatore ucciso nell’aprile del 2012 dal tabaccaio di Civè di Correzzola (Padova) Franco Birolo dopo che si era introdotto nel suo negozio. Per i giudici il ricorso presentato dai familiari della vittima è inammissibile.
A cura di Susanna Picone
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Si chiude definitivamente dopo sei anni la vicenda processuale che ha avuto per protagonista Franco Birolo, il tabaccaio di Civè di Correzzola, nella provincia di Padova, che la notte tra il 25 e il 26 aprile del 2012 sparò a un rapinatore moldavo che si era introdotto nel suo negozio uccidendolo. Condannato a due anni e otto mesi di reclusione in primo grado (nonostante la richiesta del pm di assoluzione per eccesso colposo di legittima difesa) e poi assolto in appello nel marzo del 2017, mercoledì la Corte di Cassazione si è espressa sul ricorso fatto dalla sorella di Igor Ursu, il ragazzo ucciso dal tabaccaio. La donna sosteneva di aver diritto a un risarcimento negato nei primi gradi di giudizio. Al termine del primo processo la Corte aveva condannato Birolo a un risarcimento di 325.000 euro alla famiglia e la sorella della vittima aveva presentato ricorso chiedendo appunto fosse ripristinato quel risarcimento. I giudici della Corte di Cassazione però hanno respinto il ricorso. Non ci sarà dunque nessun risarcimento per la famiglia del ragazzo ucciso. Per Franco Birolo, quindi, la vicenda si conclude così. Le motivazioni di questa sentenza della Cassazione si conosceranno tra qualche settimana.

Per Franco Birolo è la fine di un calvario durato sei anni – “Sono soddisfatto, anche se rimane comunque il fatto di aver tolto la vita a una persona”, ha commentato con i giornalisti Franco Birolo dopo la sentenza della Cassazione che ha appunto detto no al risarcimento alla famiglia di Ursu. “Il mio calvario è durato 6 anni – ha aggiunto l’uomo – e ha toccato psicologicamente la mia famiglia. Avevo paura che i ladri venissero ancora”. Birolo dopo il tragico episodio del 2012 ha venduto la licenza della sua attività e ha deciso di lasciare il negozio: “Penserò alla mia famiglia e ai miei genitori. Magari inizierò a fare l'agricoltore”.

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