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Medici decidono di staccare le macchine salvavita al neonato, i genitori: “Mai consultati”

La storia del neonato britannico Rimari. I genitori avevano chiesto di tentare altre cure, ma per medici il piccolo non ha nessuna speranza di vita così si sono rivolti al tribunale per interrompere l’assistenza vitale.
A cura di A. P.
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Dopo aver dovuto subire un interevento di rianimazione urgente dopo un parto difficile ed essere stato sottoposto a coma farmacologico per 72 ore, il piccolo Rimari, un bambino britannico appena nato, ora si trova al cento di una delicatissima battaglia legale tra i genitori e i medici dell'ospedale dove è ricoverato. Al neonato infatti è stata diagnosticata una gravissima malattia genetica subito dopo la sua nascita avvenuta nel mese di aprile, ed ora dopo un mese di cure i medici hanno deciso di staccare le macchine che lo tengono in vita ritenendo che non ci sono più speranze, scatenando la reazione dei genitori.

Come hanno raccontato ai media locali i due genitori, il 39enne Frank Musselwhite e la 22enne Danielle Manuel, i medici infatti non li avrebbero consultati in merito all'iniziativa di staccare la spina al piccolo decidendo di rivolgersi direttamente ad un tribunale locale dopo le loro resistenze.  Al piccolo è stata diagnosticata una grave atrofia muscolare spinale che gli impedisce di respirare o deglutire autonomamente. "Siamo rimasti devastati quando i medici ci hanno detto quali erano le sue condizione e che difficilmente sarebbe arrivato ad un anno, ma dopo le prime cure  ci hanno detto che potevano fare una tracheostomia in modo che potesse sopravvivere" ha raccontato la donna, aggiungendo: "Poi all'improvviso ci hanno detto che questo non sarebbe stata più una opzione".

"Prima ci avevano parlato di un team di assistenza dei servizi sociali che sarebbe stato in grado di accudirlo per 24 ore al giorno e di una macchina di supporto vitale in casa. Poi hanno cambiato idea spiegando che non potrà mai lasciare l'ospedale senza darci alcun motivo valido" ha proseguito la 22enne, aggiungendo: "Per questo avevamo chiesto un secondo parere, ma poi improvvisamente hanno portato i documenti in tribunale". "Lui sta combattendo per la sua vita, quindi dobbiamo combattere per lui" hano concluso i genitori pronti ad una battaglia in aula.

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