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Siria, nella Ghouta orientale devastato anche il reparto maternità dell’ospedale

Nella Ghouta orientale, nonostante la tregua decisa dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, si continua a morire. Medici senza frontiere denuncia che in nove giorni sono stati uccisi 770 civili. Per gli Usa, i corridori umanitari proposti da Putin sono “una barzelletta”, mentre le organizzazioni umanitarie chiedono la fine dei combattimenti per consegnare gli aiuti alla popolazione stremata.
A cura di Mirko Bellis
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Un volontario dei Caschi bianchi porta in salvo una bambina ferita nei raid sulla Ghouta orientale
Un volontario dei Caschi bianchi porta in salvo una bambina ferita nei raid sulla Ghouta orientale

“Gli abitanti della Ghouta orientale deridono i corridoi umanitari. Non ci hanno creduto neanche per un secondo perché hanno perso ogni fiducia nelle promesse del regime. I bombardamenti non si sono mai fermati”, ha affermato Aboud. “Né i russi né Assad hanno manifestato alcuna intenzione di risparmiare ai civili le sofferenze della guerra”.

Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato sabato scorso all'unanimità la risoluzione 2401 che prevede una tregua di 30 giorni in Siria. Il cessate il fuoco per permettere l’evacuazione dei feriti e l’arrivo degli aiuti nell'area martoriata dai bombardamenti è durato solo poche ore. Di fronte alle critiche della comunità internazionale, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato lo stop delle operazioni militari sulla Ghouta orientale dalle 9 alle 14. Cinque ore che avrebbero permesso ai civili di abbandonare la zona sotto il controllo dei ribelli. Nonostante la creazione di corridori umanitari nella periferia orientale della capitale siriana finora pochissimi abitanti hanno lasciato le loro case. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha definito "una barzelletta" la proposta di cessate il fuoco umanitario della Russia. Per Jan Egeland, a capo del coordinamento umanitario delle Nazioni Unite in Siria, il piano russo è "positivo" ma "insufficiente". "Non conosco nessuna organizzazione umanitaria che pensa siano sufficienti cinque ore per portare soccorso nella Ghouta orientale e organizzare le evacuazione mediche”.

I raid arei dei giorni scorsi sono stati il preludio dell’avanzata dell’esercito che mira ad espugnare l’ultima roccaforte degli insorti a est di Damasco. Le truppe di Assad, con i reparti d’assalto dell’unità Tigre, si sono scontrate con le formazioni ribelli nell'area di Maraj, riconquistando due villaggi. E Douma, la principale città della Ghouta orientale, è stata bombardata la notte scorsa. Per cercare di salvarsi, donne e bambini sono costretti a rifugiarsi nei sottosuolo. Notti d'angoscia passate ad aspettare che cessino i bombardamenti per uscire e cercare qualcosa da mangiare.

Secondo la Rete siriana per i diritti umani (Syrian Network for Human Rights, Snhr), ieri nella Ghouta orientale hanno perso la vita 15 civili, tra cui un bimbo e due donne. I bombardamenti sono continuati anche oggi e sarebbero almeno undici le vittime. “Il regime di Assad non ha rispettato la tregua – continua Abuod – e le violazioni sono costanti, 24 ore al giorno”. La conferma arriva anche da Medici senza frontiere (Msf) che in una nota sottolinea come “il cessate il fuoco nella Ghouta orientale non sia mai partito, attacchi e bombardamenti continuano”. L’organizzazione umanitaria traccia un bilancio drammatico: dal 18 al 27 febbraio, nella Ghouta orientale oltre 4.000 persone sono rimaste ferite e 770 sono morte. Tra loro, molti sono donne e bambini. Un massacro che non ha risparmiato neppure gli ospedali: 15 tra le 20 strutture mediche supportate da Msf nell'area sono state danneggiate o distrutte. Tre medici sono rimasti uccisi e altri otto feriti. I medici ancora attivi – continua l'Ong – sono completamente allo stremo. Una situazione che sta portando al collasso le poche unità ospedaliere rimaste in piedi dove i feriti ormai vengono curati sul pavimento e lasciati per terra.

Nella Ghouta orientale vivono circa 400.000 persone ormai allo stremo dopo 6 anni di assedio da parte dell’esercito lealista. Per garantire l’arrivo di medicine e generi di prima necessità, le principali organizzazioni umanitarie hanno rinnovato i loro appelli per il cessate il fuoco.

L'Unicef ha annunciato che il governo siriano potrebbe autorizzare domenica l’entrata a Douma di un convoglio con gli aiuti per 180.000 persone. “Siamo pronti ad entrare”, ha affermato Geert Cappelaere, il direttore dell'Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa. "I bambini siriani hanno aspettato troppo a lungo. Il mondo non può continuare a fallire con i bimbi in Siria perché la storia ci giudicherà”, ha concluso Cappelaere.

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