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Siria: l’esercito turco (che bombarda i curdi) distrugge il tempio di Ain Dara, di 3mila anni

Il tempio secondo gli archeologi era stato edificato nel 1.300 avanti Cristo: è stato distrutto durante un raid ad Afrin, città curda.
A cura di Davide Falcioni
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L'aviazione militare turca impegnata da settimane nel bombardamento delle città curde in Siria ha raso al suolo ciò che restava del magnifico tempio di Ain Dara, un sito edificato 3mila anni fa che conservava misteriose impronte giganti scolpite e una struttura che ricorda quella del biblico tempio di Salomone a Gerusalemme: il sito era uno dei più antichi della Siria e, stando a quanto reso noto dal ministero siriano per la Cultura e dall'Osservatorio siriano per i diritti umani, la devastazione è avvenuta venerdì scorso durante un raid contro l'area controllata dai curdi a sud della città di Afrin.

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Marina Gabriel, analista di questioni siriane presso la American Schools of Oriental Research (ASOR) Cultural Heritage Initiatives, ha commentato: "Si tratta di bruttissimo colpo per i siriani e gli osservatori internazionali". Come spiega il Nationa Geographic "il tempio di Ain Dara era stato costruito oltre 3.000 anni fa, attorno al 1.300 a. C. poco prima che i regni dell'Età del Bronzo nel Mediterraneo Orientale iniziassero a collassare. Le sue rovine costituiscono una testimonianza importante dell'architettura religiosa che documenta la fine del regno Ittita, una potente civiltà che si sviluppò in quella che è l'attuale Turchi".

Una delle caratteristiche del tempio, oltre alle raffinate decorazioni è la presenza di impronte di piedi incise nella pietra. Le impronte, tre volte più grandi di un piede umano, secondo gli archeologi avrebbero rappresentato il passaggio di un dio o di una dea. "Sono uniche nell'architettura religiosa della regione". Dal 2011, anno in cui è iniziata la guerra civile in Siria, i combattenti dello Stato islamico hanno deliberatamente distrutto un certo numero di siti archeologici nel paese, tra cui il sito di Palmira, Patrimonio dell'Umanità UNESCO. Ora a minacciare opere di inestimabile valore è però anche l'esercito turco.

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