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Simone Pillon: “Mese dei Pride? Non chiamate diritti i delitti, comprare un bambino è un abominio”

“Giugno mese dei Pride? Preferisco il Sacro Cuore. C’è già pari dignità per tutti, ma non chiamate diritti i delitti”: così il senatore del Carroccio, Simone Pillon, commenta l’adesione del Partito democratico al mese dei Pride, annunciata su Twitter da Nicola Zingaretti. Non è la prima volta che Pillon finisce al centro delle polemiche a causa delle sue posizioni sulla famiglia e sulla comunità Lgbt: ad aprile aveva anche ricevuto una condanna per diffamazione.
A cura di Annalisa Girardi
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In foto: Simone Pillon
In foto: Simone Pillon

"Giugno mese dei Pride? Preferisco il Sacro Cuore. C'è già pari dignità per tutti, ma non chiamate diritti i delitti. Comprare un bambino sarà sempre un abominio": così il senatore della Lega, Simone Pillon, ha commentato un post del segretario dem, Nicola Zingaretti, che annunciava la partecipazione del suo partito alle manifestazione Pride che si terranno questo mese in tutta Italia in sostegno ai pari diritti alla comunità Lgbt.

Il senatore del Carroccio, firmatario del controverso ddl che porta il suo nome nonché fondatore del Family Day, non è estraneo alle polemiche scatenate dalle sue posizioni contro le unioni civili, le teorie del gender e l'aborto. Lo scorso aprile Pillon ha ricevuto condanna per diffamazione ai danni di un'associazione Lgbt: oltre ad una multa di 1500 euro questa comprendeva anche un risarcimento di 30mila euro al all'organizzazione Omphalos, il circolo Arcigay di Perugia. In varie occasioni il parlamentare aveva irriso e criticato le famiglie arcobaleno, utilizzando espressioni e commenti considerati denigratori e offensivi da parte della comunità Lgbt.

I commenti che hanno fatto scattare la denuncia riguardavano dei volantini che secondo Pillon avevano lo scopo di propagandare l'omosessualità. Non era la prima volta che il senatore leghista veniva accusato da Omphalos di offendere l'organizzazione, "attribuendole iniziative e messaggi distorti rispetto al loro effettivo contenuto". Alla sentenza, Pillon aveva commentato: "Ripeterei tutto quello che ho detto. Se difendere le famiglie che non vogliono che i loro figli siano indottrinati con il gender porta a queste conseguenze, c'è un problema serio di libertà d'opinione nel nostro Paese. È un primo grado non una sentenza definitiva. Ci sarà spazio per l'appello". Per l'avvocato di Pillon, Laura Modena, "ognuno ha diritto ad avere le proprie idee" e gli interventi del senatore non sono stati considerati nel loro contesto: "Si è parlato di rapporti sessuali tra omosessuali, di pratiche per eccitare il proprio partner, di sex toys, argomenti che nulla hanno a che vedere con il bullismo omofobico".

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