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Siena, intascavano i fondi destinati all’accoglienza dei migranti. Coinvolto anche un prete

Anche un sacerdote della diocesi di Grosseto coinvolto in un’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza e volta a fermare le attività illecite di un sodalizio criminale che era riuscito a mettere le mani nella ghiotta partita dei bandi per i servizi nei centri di accoglienza per migranti, in particolare una struttura di Monticiano e due di Sovicille, in provincia di Siena.
A cura di Davide Falcioni
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E' di tre persone denunciate, una arrestata e un sequestro di 317mila euro il bilancio dell'operazione Picket della Guardia di finanza e volta a fermare le attività illecite di un sodalizio criminale che era riuscito a mettere le mani nella ghiotta partita dei bandi per i servizi nei centri di accoglienza per migranti, in particolare una struttura di Monticiano e due di Sovicille, in provincia di Siena. Stando a quanto accertato dalle Fiamme Gialle, le società gestite dall'organizzazione avrebbero percepito 600mila euro senza utilizzarli per l'assistenza ai migranti. Quei soldi infatti venivano in realtà destinati ai conti correnti personali intestati ai responsabili del disegno criminale e a società ad essi riconducibili.

Tra le persone coinvolte nell'inchiesta c'è anche un sacerdote  della Diocesi di Grosseto. Il prete, originario dell'Africa orientale,  si sarebbe intascato una quota marginale dei soldi sottratti allo Stato in cambio di una firma su una convenzione fasulla per la fornitura di servizi di assistenza sociale ai migranti. La convenzione era di primaria importanza per la società appositamente creata affinché potesse partecipare alle gare di appalto indette dalla prefettura di Siena e avere accesso ai finanziamenti. Il parroco, ordinato presso la diocesi di Grosseto dai primi anni del 2000, è in Italia da diversi anni e svolge la sua missione in alcuni paesi limitrofi ai centri di accoglienza di Monticiano e Sovicille.

L'inchiesta è stata condotta dal nucleo di polizia economico-finanziaria e diretta dal procuratore della Repubblica Salvatore Vitiello ed ha seguito le attività di una società creata appositamente sulle ceneri di un'altra fallita quattro anni fa. Secondo la tesi accusatoria, tre soggetti figuravano nell'organigramma societario ma la gestione era esercitata da un imprenditore fallito e con precedenti penali, che quindi non avrebbe potuto partecipare ai bandi di gara pubblici. Come se non bastasse era necessaria una convenzione con operatori privati attivi nell'assistenza sociale per prendere parte ai bandi, ostacolo aggirato sottoscrivendo una convenzione con un ente della provincia di Grosseto che si impegnava a fornire servizi senza avere la struttura né i mezzi per tenere fede agli impegni.

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