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Opinioni

Sicilia, strategia di una maggioranza d’estate

I Deputati siciliani, convocati in seduta d’aula sul “caso Crocetta”, si ritrovano in un pomeriggio di luglio per ascoltare il discorso fiume del Presidente.
A cura di williamgalt
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Dopo i giorni di fuoco passati tra sudori e dichiarazioni alla stampa, i Deputati siciliani, convocati in seduta d'aula sul “caso Crocetta”, si ritrovano in un pomeriggio di luglio per ascoltare il discorso fiume del Presidente, oltre un'ora, in rigoroso chiacchiericcio. Un soliloquio scritto e che non ha aggiunto nulla di nuovo ai fatti fin qui già conosciuti ed ampiamente discussi sui media. Sostanzialmente si è assolto un compito istituzionale, riferire all'aula una posizione ufficiale sull'accaduto, in un caldissimo pomeriggio d'estate.

Il momento comunque è stato utile per capire un po' meglio le posizioni parlamentari all'indomani di una ferita che il Governo siciliano dovrà in ogni caso affrontare, soprattutto sul piano politico, elemento che nel discorso, Crocetta, ha tenuto a sottolineare, mettendo sul piatto anche la possibilità di una strategia d'uscita condivisa con tutta la maggioranza.

Nell'alternarsi delle dichiarazioni di maggioranza ed opposizione si è altresì notato un filo conduttore comune sul piano umano, dove la parola solidarietà, seppur pronunciata con difficoltà da alcuni, è stata condivisa. Differente invece il giudizio politico, tombale dall'opposizione, ma anche da buona parte della maggioranza, che però si è riservata l'opportunità di discutere.

A questo punto la tenuta di governo è rimandata alla futura riunione di maggioranza, che sarà convocata a breve, dove però appare chiaro il desiderio di rimanere in sella almeno fino alla prossima primavera.

E si sa, in primavera escono le belle giornate ed è più bello fare campagna elettorale.

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Io sono William, William Galt per dirla alla James Bond, sono un essere umano semplice. Incapace di far intraprendere un percorso sinergico a fatti e azioni, di portare a termine tutte le idee che continuamente nascono nella mia mente, di cominciare qualcosa e poi portarla a conclusione. Per questo ho deciso di appuntare ciò che mi accadeva in una sorta di diario. E’ così che mi ritrovai a rileggere la quantità di storie che avevo da raccontare senza rendermene conto. Di quanto io sia palermitano da non riuscirne più a scindere la mia esistenza dalla palermitaneità. Chi è William Galt? Anzi, ma cu è William? A cu apparteni?!? quante volte me l’hanno chiesto! A Palermo l’appartenenza ad un “gruppo sociale” è fondamentale, ci sono quelli della via Libertà, quelli che fanno l’aperitivo rinforzato delle 18 ma solo in un determinato locale, quelli che usano solo Moncler, quelli del mocassino senza “quasietta”, io invece sono uno qualunque. Non ho appartenenza. Sono figlio delle situazioni, non ho certezza neppure della mia identità. Sono Palermitano, di quelli che si lamentano sempre solo perché ci provano gusto. D’altronde è detto comune in Sicilia: “vo stare buono, lamentati!” Ed io voglio stare “buono”, di questo invece ne sono sicuro. A lamentarmi sono diventato proprio bravo, talmente bravo da non capire se realmente una cosa non mi piace o lo sto facendo per sentirmi parte di qualcosa, di un momento o appunto di una situazione. E’ per questo che non prendo mai l’autobus ma mi occupo dei mezzi pubblici, non sono iscritto ad alcun partito però mi ritengo un saccente uomo di politica, non frequento i circoli perché li ritengo poco quadrati. Sono molto ambizioso e credo nella scalata sociale, specialmente con la vita degli altri, la pretendo proprio. Gli altri debbono impegnarsi per tutti noi che non c’abbiamo tempo da perdere. William è un operatore intellettuale della classe operaia, cioè un povero ignorante. Assume lo pseudonimo da Luigi Natoli, suo mito inarrivabile e fonte di ispirazione. Uno degli ultimi veri siciliani che “hanno voluto stare buono”. Sono povero da almeno tre generazioni e con un futuro ben assestato dietro le spalle, disoccupato di lungo corso, appunto le mie giornate in queste pagine come un diario personale. Sono l’uomo che riassume il pensiero informatico popolare. Un classico “national populist man”. Se fossi famoso, almeno quanto Pistarino, graviterei su tutti i talk show nazionali, figurando persino peggio di Salvini. Amo le serie tv e mi fingo nerd guardando i cartoni animati e comprando decine di stupidi gadget. Ascolto musica italiana con particolare dedizione per Lucio Dalla e Franco Battiato. Ho pochi amici, alcuni anche buoni, non so disegnare, amo gli autoscatti e mi esprimo spesso in dialetto palermitano. Vivo da fiero ed “impegnato” disoccupato ed ho deciso di raccontarvi persone e storie della mia vita.
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