978 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Shoah, Bartali “Giusto tra le Nazioni”: aiutò gli ebrei perseguitati dai nazisti

Il leggendario campione del ciclismo ha riconosciuto un importante riconoscimento per aver salvato numerosi ebrei dallo sterminio nazista.
A cura di Marco Beltrami
978 CONDIVISIONI
Immagine

Molto più di un ciclista, molto più di un campione dello sport. Gino Bartali leggendario portacolori azzurro e protagonista di imprese epiche a bordo della sua due ruote è stato dichiarato "Giusto tra le nazioni" da Yad Vashem, il sacrario della Memoria di Gerusalemme. Un riconoscimento importante a premiare, come riportato sul sito dell’organizzazione, l'impegno di Bartali a favore degli ebrei perseguitati in Italia. Il campione toscano infatti, durante l’occupazione tedesca, ha rischiato ripetutamente la vita percorrendo strade di campagna con documenti falsi necessari a mettere in salvo persone in pericolo nascosti nella canna della sua bicicletta. Ecco come viene descritto Bartali da Yad Vashem: “Un cattolico devoto, nel corso dell'occupazione tedesca in Italia ha fatto parte di una rete di salvataggio i cui leader sono stati il rabbino di Firenze Nathan Cassuto e l'Arcivescovo della città cardinale Elia Angelo Dalla Costa. Questa rete ebraico-cristiana, messa in piedi a seguito dell'occupazione tedesca e all'avvio della deportazione degli ebrei, ha salvato centinaia di ebrei locali ed ebrei rifugiati dai territori prima sotto controllo italiano, principalmente in Francia e Yugoslavia. Come corriere della rete, nascondendo falsi documenti e carte nella sua bicicletta e trasportandoli attraverso le città, tutto con la scusa che si stava allenando. Pur a conoscenza dei rischi che la sua vita correva per aiutare gli ebrei, Bartali ha trasferito falsi documenti a vari contatti e tra questi il rabbino Cassuto”.

L'orgoglio della famiglia Bartali. In onore del campione deceduto nel 2000 a Firenze sarà organizzata una cerimonia alla presenza della moglie e del figlio di Bartali che ha dichiarato: “È una cosa magnifica –  in un’intervista all’Ansa – Aspettavamo questa notizia già da qualche tempo, soprattutto dopo che un mese fa hanno fatto giusto tra le nazioni il cardinale Elia Dalla Costa. Saperlo proprio oggi quando qui a Firenze sono iniziati i Mondiali di ciclismo ha un significato enorme”. Già nelle scorse settimane i familiari dell'indimenticato ciclista avevano ricevuto un invito a Gerusalemme dal governo israeliano per il mese di ottobre, quando in memoria di "Ginettaccio" si svolgerà una gran fondo di ciclismo.

Le testimonianze delle imprese di Bartali. Grande soddisfazione per il riconoscimento consegnato a Bartali anche da parte di Guido Vitale, direttore della redazione di ‘Pagine Ebraiche', il mensile dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: “Gino Bartali è stato un campione immenso, sui pedali e nella vita. Il riconoscimento dello Yad Vashem è il giusto premio per una vicenda umana esemplare”. Tante le testimonianze delle imprese extrasportive di Bartali, come quelle di Giorgio Goldenberg, piccolo ebreo fiumano all’epoca dei fatti , raccontate ad Adam Smulevich: “Sono vivo perchè Bartali ci nascose in cantina".  Ecco come Pagine ebraiche racconta l'operato dell'eroe Bartali: "Perchè sebbene toscano loquace Ginettaccio fu un eroe silenzioso: parlare dei suoi meriti extra ciclistici non era il suo sport preferito. Non ci si fa belli sulle disgrazie altruì: con questa frase liquidava quanti, giornalisti o curiosi, gli chiedevano insistentemente di quelle numerose sgambate tra Firenze e Assisi, dove consegnava alle suore del convento di San Quirico documenti da falsificare, che grazie a sapienti tipografi sarebbero divenuti un prezioso lasciapassare per gli ebrei ospitati tra quelle mura. Li teneva nascosti nella canna sotto il sellino e nelle impugnature del manubrio. Con tutti gli incredibili pericoli che ciò comportava. Una perquisizione da parte del nemico e con ogni probabilità il suo destino sarebbe stato un appuntamento davanti al plotone di esecuzione. Ma Bartali aveva un alibi inattaccabile (e infatti la sua bici non fu mai smontata): il motivo delle sue frequenti pedalate tra Toscana e Umbria era solo una questione agonistica, un faticoso allenamento per le grandi corse a tappe che sarebbero riprese una volta cessate le ostilità"

978 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views