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Sgomberati 120 rom a Roma. Amnesty: “Grave violazione dei diritti umani”

Tre organizzazioni per i diritti umani – compresa Amnesty International – condannano il primo sgombero forzato della giunta Marino. Critiche al sindaco anche da Moni Ovadia, Gad Lerner e Luigi Manconi. Il Campidoglio replica: “Sgombero dovuto: le condizioni igienico-sanitarie del campo sulla Collatina sono estremamente precarie”.
A cura di Davide Falcioni
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Trentacinque famiglie di etnia rom sono state sgomberate questa mattina dal campo di via Salviati, nella periferia est di Roma. Le operazioni hanno avuto inizio alle 7 e 15 ed hanno visto la massiccia partecipazione di uomini delle forze dell'ordine, tra carabinieri, polizia di stato e polizia municipale. Sul luogo vivevano 120 rom, tutti arrivati lo scorso giugno dopo essere fuggiti dal "Villaggio della Solidarietà" di Castel Romano, dove erano costretti a vivere in condizioni di gravissimo degrado. L'azione odierna rappresenta l'attuazione dell'ordinanza del sindaco Marino n. 184 del 5 agosto 2013 che aveva disposto "il trasferimento immediato di persone e cose dall'insediamento abusivo di nomadi sito in via Salviati" e il loro ricollocamento "presso il villaggio della solidarietà di Castel Romano".

In risposta all'ordinanza del sindaco la comunità rom aveva affermato in una lettera aperta la volontà di non voler continuare a “vivere in un ghetto”, quale si configura l'insediamento di Castel Romano, un mega-campo monoetnico isolato dal contesto urbano, ad alta concentrazione, luogo di degrado fisico e relazionale. Nella lettera facevano appello a Ignazio Marino: "Vivere nel campo ci fa sentire come all’interno di un ghetto, riservato a 1300 rom. Sì, il campo di Castel Romano è effettivamente un ghetto, isolato dalla città, insicuro, recintato, chiuso, dove non esiste alcuna possibilità di inclusione sociale. Abbiamo paura per noi e per i nostri figli, perché vivere a Castel Romano significa vivere nella sofferenza e rinunciare al futuro. Dopo trent’anni non ce la facciamo più a vivere nei ghetti. Costringerci a farlo rappresenta per noi un atto di discriminazione". All'interno della lettera i rom chiedevano al primo cittadino di avviare finalmente – dopo lo sciagurato Piano Nomadi della giunta Alemanno – un percorso di vera inclusione sociale.

Lo sgombero del campo di via Salviati secondo Amnesty International, l'associazione 21 luglio e il Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC), "non rispetta gli standard e le garanzie procedurali previste dalla normativa internazionale. Dai riscontri effettuati emergono infatti la mancanza di una reale e genuina consultazione con i rom interessati e l'assenza di alternative abitative adeguate" Secondo le tre organizzazioni, infatti, i "villaggi della solidarietà" del Comune di Roma non possono essere ritenuti un'alternativa alloggiativa adeguata essendo stato comprovato come condurre la propria vita all'interno di questi insediamenti "compromette la fruizione di diritti imprescindibili sociali ed economici e condiziona fortemente la vita dei suoi abitanti, spesso anche in dispregio dei diritti umani".

"Lo sgombero forzato al quale stiamo assistendo oggi – concludono le tre organizzazioni – oltre a rappresentare una grave violazione dei diritti umani, costituisce un innegabile passo indietro rispetto ai contenuti espressi all'interno della Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti adottata dal governo italiano in attuazione della Comunicazione della Commissione europea n.173/2011 che sottolinea la necessità di superamento del modello “campo” per combattere l'isolamento e favorire percorsi di interrelazione sociale".

Ma alla denuncia delle tre associazioni si è aggiunta quella di Moni Ovadia, Gad Lerner e il presidente della Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato Luigi Manconi: "Noi pensiamo che la valutazione di tre associazioni così autorevoli non possa essere ignorata. Tanto meno da parte di una amministrazione come quella guidata dal sindaco Ignazio Marino che ha la nostra simpatia e il nostro sostegno. Anche per questa ragione chiediamo che si trovi una soluzione, la più urgente possibile e quella che maggiormente tuteli la salute e rispetti i diritti fondamentali delle persone sgomberate. E chiediamo che immediatamente si riprenda il confronto con una rappresentanza dei nuclei familiari interessati. Ciò al fine di predisporre dei seri percorsi di integrazione che rispondano alla Strategia nazionale di inclusione dei rom, sinti e caminanti adottata dal governo italiano in attuazione della Comunicazione della Commissione europea che sottolinea la necessità di superamento del modello "campo"".

Non è tardata ad arrivare la replica del Campidoglio, che ha giustificato lo sgombero con la necessità di "garantire ai bambini la ripresa delle scuole e perché le condizioni igienico-sanitarie del campo sulla Collatina sono estremamente precarie: mancano infatti acqua, corrente elettrica e servizi igienici". Per questo motivo, spiegano dal Comune, tre giorni fa 5 famiglie rom "avevano accettato di lasciare spontaneamente l’accampamento abusivo di Via Salviati per tornare nel campo attrezzato di Castel Romano". Anche l'assessore al Sostegno sociale e Sussidiarietà di Roma Capitale ha dichiarato: "La volontà dell'assessorato di individuare e promuovere percorsi di inclusione e integrazione c'è tutta. Il rispetto delle regole è tuttavia la premessa indispensabile per costruire insieme alle famiglie rom dei percorsi veri di inserimento basati sulla fiducia e sul rispetto reciproco".

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