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Sfruttava un bidello per mansioni personali: la preside è ancora al suo posto

Il dirigente scolastico di un liceo di Messina sfruttava un bidello per le mansioni più disparate: il collaboratore era l’autista della donna, e per lei andava anche in banca e al supermercato. A sette anni dalla denuncia, la preside è ancora al suo posto.
A cura di Carmine Della Pia
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liceo felice bisazza

Una storia che inizia ben sette anni fa viene alla luce solo in questi giorni: la preside del liceo ‘Felice Bisazza' di Messina costringeva un bidello alle mansioni più disparate. L’uomo era l’autista personale del dirigente scolastico, ma sbrigava anche commissioni in banca, andava al supermercato e portava la spesa a casa. Quasi 400 ore di straordinario all’anno, uno stakanovista, insomma, al completo servizio della preside. I docenti che avevano denunciato la faccenda sono stati costretti a chiedere il trasferimento, e la donna, nonostante una pena di 7 anni chiesta in primo grado ed una condanna di 10 mesi risalente allo scorso ottobre, non scontata per il condono del 2006, è ancora al suo posto, proprio come il bidello-lacchè. Come testimonieranno gli atti, la donna mascherava la triste storia, negando ogni coinvolgimento e diffidando il personale scolastico dal denunciare. Dal 2005, le udienze venivano continuamente rimandate, e la donna non ha scontato neanche un giorno in carcere, né ha sborsato un solo centesimo per pagare la sua pena. A corredo della torbida vicenda, l’omertà del ministero della Pubblica Istruzione, che non è intervenuto, né si è costituito parte civile.

Bidello sfruttato per mansioni personali – La storia ha inizio nel lontano 2005, quando i magistrati ricevevano un esposto anonimo. La denuncia, anche se non firmata, era così ricca di dettagli che la Guardia di Finanza decise di intervenire immediatamente, appostandosi presso il liceo di Messina segnalato. Le Fiamme Gialle scoprivano nel giro di qualche giorno che tutto ciò che era riportato nell’esposto corrispondeva al vero: la preside Anna Maria Gammeri utilizzava un collaboratore scolastico, Nicola Gennaro, come un suo servitore personale. Si faceva scortare in auto perché la donna si diceva “poco portata per la guida”, ma l’uomo svolgeva anche ogni altra mansione: andava al supermercato, in banca, e in ogni altro luogo per soddisfare le richieste (o gli ordini) imposti. Il magistrato convocava, così, diversi testimoni, che confermavano quanto venuto a galla dalle indagini.

Mobbing contro i professori-traditori – La vicenda della preside sfruttatrice diventava pubblica, così la Gilda, sindacato dei docenti, chiese una sospensione cautelare. Nonostante ciò, Anna Maria Gammeri restò al suo posto e ne approfittò per creare una sorta di squadra da ergere in sua difesa, dal bidello Gennaro, ad altri docenti che le reggevano il gioco. Tutti i professori convocati dal ministero sono stati messi nelle condizioni di lasciare la scuola, il dirigente scolastico diede inizio ad una vasta campagna di mobbing contro i ‘traditori’. La sentenza arrivò solo il 24 ottobre scorso, quando il giudice monocratico Bruno Sagone condannava la preside a 10 mesi di reclusione e 400 euro di multa, e il bidello ‘tuttofare’ a 7 mesi e 300 euro. Le pene non saranno mai scontate per il condono del 2006, ma ciò che lascia basiti è l’epilogo dell’intera faccenda. La preside è ancora al suo posto, e il ministero per la Pubblica Istruzione non si è mai costituito parte civile.

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