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Sfregiata con l’acido, l’aggressore alla Annibali, “Perdonami”. Lei: “Fai i conti con quel che hai fatto”

A 9 anni dalla sera in cui la sorprese in casa sfregiandola con l’acido, Rubin Talaban, l’albanese che agì per conto dell’ex di Lucia Annabali, Luca Varani, chiede perdono alla sua vittima. “Vorrei stringerti le mani”, lei: “Se non è una carta da giocare per avere permessi”. Con la sua lettera dal carcere, Talaban prende la parola in un momento storico delicatissimo per i reati legati alla violenza di genere, dopo le sentenze di Bologna e Genova.
A cura di Angela Marino
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"Perdona il gesto indegno e brutale e perdona me che l'ho fatto". A 9 anni dai fatti, Rubin Talaban, l'albanese che, il 16 aprile 2013 sfregiò con l'acido l'avvocatessa Lucia Annibali, su ordine del suo ex, Luca Varani, fa sentire la sua voce dal carcere per chiedere ‘perdono' alla vittima. Talaban che all'epoca agì su commissione e dietro pagamento di una somma di denaro, ammette con questa lettera, per la prima volta, la propria colpevolezza, sistematicamente negata al processo. "Vorrei abbracciarti e stringere le tue mani con le mie. Puoi essere la mia guida anche se il peccato lo porterò a vita" scrive l'uomo che la sorprese in casa per sfregiarla e poi scappo via, mentre Lucia, a questa richiesta, risponde:

Se quello che scrive è la sincera verità se davvero oggi è consapevole di quello che ha fatto e non è più la sagoma scura che ho visto dentro casa mia, io lo posso anche perdonare. Ma quel perdono serve più a lui che a me. Deve fare i conti con quel che ha fatto come io convivo ogni giorno con quello che mi ha fatto, perdono o non perdono. Se tutto questo non è una carta da giocare per avere permessi o chiedere misure alternative, meglio per lui e per il suo futuro. Ma io dico anche meglio per tutti noi, perché ogni detenuto recuperato è una garanzia di sicurezza per la società intera. Detto questo, non è che ora diventiamo amici o che io abbia intenzione di incontrarlo.

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Tace, invece, Luca Varani, l'uomo che volle quella turpe aggressione e che da dal 2016 è condannato in via definitiva a 20 anni per stalking e tentato omicidio. L'uomo progettò l'aggressione per vendetta dopo che Lucia lo aveva lasciato, smascherandolo anche con quella che all'epoca era la compagna di Luca, Ada, che ignorava la relazione tra i due, così come all'inizio della loro frequentazione, anche Lucia ignorava che Luca, avvocato conosciuto nella aule di tribunale, avesse una compagna. Nonostante Varani si sia sempre difeso dicendo di essersi limitato a chiedere a Talaban di sfregiarle l'auto, la corte ha ritenuto di condannarlo per tentato omicidio. Dal giorno dell'aggressione, infatti, Lucia ha lottato a lungo per sopravvivere e si è sottoposta a 17 interventi chirurgici per tornare a una condizione di vita il più possibile vicina a quella normale. Da quel giorno l’avvocatessa marchigiana ha  sempre mostrato orgogliosamente il proprio volto per sensibilizzare l’opinione pubblica contro ogni forma di violenza sulle donne.

Con la sua lettera, Talaban prende la parola in un momento storico delicatissimo per i reati legati alla violenza di genere. Dopo le sentenze di Bologna e Genova che hanno disposto il dimezzamento della pena per Javier Gamboa e Michele Castaldo, rispettivamente assassini di Angela e Olga, la rabbia e lo sconcerto dell'opinione pubblica per pene ritenute eccessivamente indulgenti, anzi, ai limiti dello sfregio per le vittime, è altissima. Le pene per i due assassini sono state mitigate invocando la la ‘tempesta emotiva' che li avrebbe obnubilati al momento del delitto.

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