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Senatrice Pd: “I clienti delle prostitute sono sfruttatori, vanno puniti con il carcere”

La senatrice ha effettivamente presentato un disegno di legge sulla questione, che prevede una multa da 2.500 a 10.000 euro o la reclusione fino a un anno in caso di reiterazione.
A cura di C. T.
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Multe salatissime o addirittura il carcere in caso di "recidiva" per i clienti delle prostitute. L'idea è di Francesca Puglisi, senatrice del Partito democratico. Intervistata ai microfoni della trasmissione radiofonica La Zanzara, la parlamentare ha ribadito il suo convincimento. "Nei Paesi del Nord Europa stanno tornando indietro perché così si salvano le donne dai fenomeni della tratta", ha dichiarato, rispondendo all'obiezione che in Olanda, ad esempio, la prostituzione sia regolamentata e non punita. La senatrice Puglisi ha definito un uomo che frequenta prostitute  "una persona che pensa che si possa pagare il corpo di una donna: una persona che ha bisogno di comprare del sesso"; quelli che lo fanno all'estero sono "sfruttatori di persone in stato di povertà". Come rispondere, quindi, hanno chiesto i due conduttori de La Zanzara a "una voglia irrefrenabile di un rapporto" senza avere "altro modo" per consumarlo? "Allora si fa una pugnetta, come si dice a Bologna", ha commentato Puglisi.

La senatrice ha effettivamente presentato un disegno di legge sulla questione, una modifica dell'articolo 3 della legge 20 febbraio 1958 numero 75, "concernente l'introduzione di sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione". Nel testo è previsto che sia punito con una multa da 2.500 a 10.000 euro – "salvo che la condotta non costitutisca reato più grave" – chiunque "si avvalga delle prestazioni sessuali offerte da soggetti che esercitano la prostituzione o contratti tali prestazioni, in qualsiasi luogo, pubblico o privato ovvero nei luoghi e nelle forme vietati dalla legislazione vigente". Qualora il comportamento venga reiterato, la punizione sarà la reclusione fino a un anno e la multa da 2.500 euro a 10.000 euro. Le pene possono essere sostituite su richiesta del condannato con quella del lavoro di pubblica utilità (secondo le modalità previste per legge) non retribuito presso associazioni, enti e altri organismi iscritti all'apposito registro, "convenzionati con l'ente locale con la frequenza obbligatoria di un corso socio-rieducativo". In caso di esito positivo dello svolgimento dei lavori di pubblica utilità, il giudice fisserà un'udienza e dichiarerà estinto il reato. In caso contrario, su richiesta del pubblico ministero o d'ufficio, il giudice disporrà la revoca della pena sostitutiva con ripristino di quella originaria. In ogni caso, il lavoro di pubblica utilità "può sostituire la pena per non più di una volta".

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