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Se il futuro è nelle alghe

Gli esperti dell’Enea sembrano aver trovato un’ottima fonte per i biocombustibili che non provoca i danni che le coltivazioni stanno creando al nostro ecosistema: le alghe.
A cura di Nadia Vitali
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Sempre più si sente parlare di biocombustibile, il propellente che si ottiene da biomasse come grano, mais, bietola, canna da zucchero e che consente di valutare un'alternativa concreta ed ecologica ai combustibili fossili. Eppure sappiamo che non è tutto oro quello che luccica e questo è anche il caso dei carburanti di nuova generazione: le grandi coltivazioni di colza, soia, granoturco, infatti, se da un lato hanno consentito a paesi come il Brasile di raggiungere una notevole autonomia energetica, dall'altra hanno significato anche un sostanziale danno all'agricoltura, adibendo terreni alla monocoltura e penalizzando le coltivazioni di generi alimentari, il cui prezzo, a molte latitudini, è salito vertiginosamente.

L'agricoltura, infatti, è sempre più costretta a subire le condizioni del nostro pianeta e gli scenari imprevedibili che si verificheranno di qui a pochi anni: la crescita costante della popolazione avrà bisogno di una massiccia risposta alimentare, ad esempio, e tale riposta potrebbe essere in un certo modo già compromessa dall'aumento dell'effetto serra e dalla prevista desertificazione. Necessario, dunque, da sempre che la ricerca andasse avanti alla ricerca di soluzioni alternative, che valorizzassero gli elementi fortemente positivi dei carburanti ricavati dalle biomasse, ricercando nuovi equilibri che non comportassero un ulteriore stravolgimento del pianeta: la risposta è finalmente giunta dal fondo del mare, tramite un vegetale di cui ancora non si conoscono bene le potenzialità, l'alga.

Le alghe, resistenti a vari tipi di clima e capaci di adattarsi anche a terreni aridi, in appositi contenitori, e a condizioni climatiche avverse, non creano i grossi problemi delle monocolture e, per di più, svolgono alcuni compiti fondamentali che le rendono ancora più preziose: esse infatti, oltre a non inquinare, puliscono aria e acqua, poiché per crescere assorbono, anziché produrre, grandi quantità di anidride carbonica e, inoltre, non producono rifiuti tossici. Esse, inoltre, crescono rapidissime e, in unione a questa assenza di controindicazioni, almeno per il momento, hanno anche una rendimento energetico altissimo.

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Gli esperti dell'Enea per primi si sono occupati degli esperimenti sulle alghe di acquacoltura: usate come cibo per i pesci allevati, di dimensioni particolarmente piccole, tanto da non essere visibili ad occhio nudo, in grandi quantità producono un fango dal quale, una volta essiccato, è possibile estrarre grassi combustibili fino al 50%. Percentuale che potrebbe essere portata a livelli ancora maggiori, per fare delle alghe il nuovo combustibile del futuro. Ancora non è stato possibile identificare, tra le numerose specie, quale sarebbe la più idonea, ma la ricerca in merito è appena all'inizio; tuttavia si sa per certo che le microalghe producono quantità di energia significativamente più alte di quella prodotta da canna da zucchero, di quattro volte inferiore, olio di palma , di dieci volte, e colza: le alghe hanno una resa superiore di ben quarantacinque volte a quella dell'olio di questo vegetale tanto diffuso tra le biomasse. Se questi studi andranno avanti, in pochi anni da un terreno attualmente incolto si potrebbero ottenere 30 tonnellate di biodiesel per ettaro: davvero una svolta significativa, auguriamoci che qualcuno abbia a cuore tale progetto. (fonte L'espresso)

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