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Scuola, è guerra tra laureati e diplomati: “Scavalcati da chi non ha mai messo piede in aula”

Attesa per il verdetto del Consiglio di Stato che il prossimo 15 novembre si esprimerà sulla questione, con il rischio, secondo i laureati in Scienze della Formazione, di ammettere in graduatoria 60mila persone senza titolo: “La nostra laurea non vale niente”
A cura di Ida Artiaco
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E' una vera e propria guerra quella che si sta combattendo a colpi di titoli tra laureati e diplomati magistrali per l'insegnamento nella scuola primaria. Al punto che è stato chiesto il parere del Consiglio di Stato, atteso per il prossimo 15 novembre, che deciderà chi ha diritto alla tanto desiderata assunzione. Da un lato ci sono coloro che hanno frequentato l'università e hanno la laurea, o la stanno conseguendo, per avere una cattedra alla materna e alle elementari; dall'altro una marea, si parla di almeno 60mila persone, di vecchi diplomati magistrali che hanno fatto ricorso e che potrebbero scavalcarli nelle graduatorie, pur avendo fatto nel frattempo altri lavori e senza aver mai messo piede in aula.

Per questo, i laureati e laureandi di Scienze della formazione primaria si stanno mobilitando con assemblee nelle università, con la campagna social #siamochisilaurea e l'appoggio dei loro docenti. "In questo modo la nostra laurea non vale niente. Non ci stiamo che un barista vada a insegnare e noi invece finiremo a fare i tappabuchi nelle classi",  ha sottolineato al quotidiano La Repubblica Eugenia Anastasia Maccarrone, del coordinamento dell'ateneo di Bologna.

Nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento, i laureati di Scienze della formazione primaria, a partire dal 2009, hanno perso la possibilità di inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento (Gae), chiuse nel 2008 proprio per smaltire tutti quelli in elenco. Inoltre, la legge 296/06 ha consentito l'accesso alle Gae a tutti gli abilitati. La possibilità di essere inseriti è stata data, con riserva o a pieno titolo, a chi ha conseguito il diploma magistrale prima del 2001 a seguito di un ricorso al Tar del Lazio, sostenuto dai sindacati, in particolare da Anief. Già nel 2015 il Consiglio di Stato aveva dato il proprio ok per l'inserimento dei diplomati magistrali in Gae, una sentenza che già all'epoca scaturì un'ondata di ricorsi.

Se in seduta plenaria, che si terrà il prossimo 15 novembre, i giudici confermeranno questa linea, la laurea in Scienze della formazione varrà meno del diploma. I diplomati magistrali, un esercito di circa 60mila persone, infatti entrerebbero nelle graduatorie ad esaurimento di prima fascia, mentre i laureati accederebbero alla seconda fascia per abilitati. In poche parole, verranno dopo nelle chiamate a scuola. "Tra i diplomati magistrali ci sono anche quelli che hanno insegnato per tanti anni da precari, che hanno tenuto in piedi la scuola italiana: rispetto a loro noi facciamo dieci passi indietro. Non lo vogliamo fare invece rispetto a chi rispolvera un vecchio diploma pur di trovare un lavoro". hanno ribadito i laureati, che hanno spostato l'accento anche sulla qualità dell'insegnamento: "Quali le conseguenze? A chi si affida la trasmissione dei saperi? Una scuola di qualità richiede competenze, e la qualità della scuola è delle persone che conseguono un titolo accademico e che chiedono solo dignità a una laurea quinquennale e migliori ed equiparate situazioni lavorative". La guerra continua.

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