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Scopre chi è il vero padre col Dna, 56enne gli chiede un risarcimento di 4 milioni di euro

La donna per anni aveva cercato il genitore ma lui si era negato; dopo essersi rivolta al tribunale per accertare la paternità, ha chiesto i danni all’uomo per via del tenore di vita negatole in questi anni dall’imprenditore.
A cura di A. P.
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Ha dovuto attendere oltre mezzo secolo affinché un giudice accertasse definitivamente, col test del dna, chi fosse il vero padre, ma ora la donna, un'operaia ravennate 56enne, ha deciso di citare l'uomo in giudizio, chiedendo ben quattro milioni di euro di risarcimento, tra danni patrimoniali e non, per via del tenore di vita negatole dall'uomo, un imprenditore oggi ultrasettantenne che si è sempre negato, pur sapendo che era suo padre. La decisione, come riporta il Resto del Carlino, arriva dopo decenni difficili tra un’infanzia non semplice in una "casupola prefabbricata in legno, priva di allacci, senza riscaldamento e servizi interni" e un'adolescenza ancora più complicata durante la quale la donna ha iniziato a cercare il padre biologico, trovandosi però di fronte ad un netto rifiuto.

Tutto è iniziato dall'incontro della madre 16enne provenite da una famiglia povera e l'uomo un po' più grande, proveniente da un’agiata famiglia di imprenditori. La relazione tra i due va avanti per diverso tempo ma l'uomo si rifiuta di riconoscere la figlia. Poi l'improvviso abbandono che costringe la ragazza madre a una vita difficile con la figlia. Quando quest'ultima inizia a cercare il genitore, a 16 anni, lui prima si nega poi per qualche anno decide di frequentarla tranne scappare via di nuovo ai suoi 18 anni. Lei continua a cercarlo per decenni ma va avanti con la sua vita che però si rivela sempre più avara.

Arrivata alla soglia dei 50 anni decide però che è il momento di dire basta e di chiedere conto al genitore dei suoi rifiuti. Come primo atto avvia l’azione di disconoscimento di paternità sul marito della madre che nel frattempo le aveva dato il suo cognome. Quando la sentenza passa in giudicato, nel 2012, avvia poi la richiesta di confermare la paternità biologica. I test del dna ordinati dal giudice sanciscono la paternità con probabilità prossima al 100% e scatta così la richiesta dei danni.

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