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Scoperta in Cina la tomba del Buddha: “I suoi resti cremati e sepolti da mille anni”

In una cassa a Nanjing in Cina sono stati rinvenuti dagli archeologi i resti cremati del Buddha, come indica l’iscrizione su una lapide. Per gli archeologi non ci sono certezze assolute, ma la scoperta rappresenta un’importante novità per gli studi sul Siddharta.
A cura di Redazione Cultura
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Un nuovo capitolo della avvincente saga legata ai resti dell'Illuminato è destinata ad affacciarsi tra le pagine dei giornali e sui social. Recentemente in Cina sarebbe stata effettuata una clamorosa scoperta: un osso del cranio, appartenente al Buddha, sarebbe stato trovato all'interno di uno scrigno d'oro a Nanjing. Nella contea cinese, infatti, è stata ritrovata una cassa al cui interno vi sono dei resti umani cremati probabilmente appartenuti a Buddha. O almeno è ciò che si legge nell'iscrizione trovata accanto alla cassa:

I monaci Yunjiang e Zhiming della scuola Lotus, che appartenevano al tempio Mañjusri del monastero di Longxing nella prefettura di Jingzhou, hanno raccolto più di 2.000 pezzi di sharira, così come denti e ossa del Buddha, e li hanno seppelliti nella sala Mañjusri  di questo tempio.

Il termine sharira sta a indicare qualsiasi genere di reliquia legata al Buddha, originario del Nepal. Gli archeologi avevano iniziato degli scavi nella zona cinque anni fa per riparare le strade del villaggio di Gongchi, lì la scoperta di un tesoro: non solo quella che sembra la tomba del famoso asceta, ma anche 260 statue buddiste a corredo.

Secondo la tradizione, Siddharta morì a Kusinagara, in India nel 486 a.C.. Il suo corpo fu avvolto in centinaia di pezze di cotone e fu cremato nel corso di una cerimonia imponente. La lotta per impossessarsi dei resti portò al loro sparpagliamento tra i maggiori contendenti e alla dispersione dell’immenso patrimonio della sharira, che si sarebbe ricomposto finalmente il 22 giugno del 1013. Con questa scoperta la sacra collezione sarebbe finalmente stata riportata alla luce.

Gli archeologi non forniscono certezze assolute, poiché non v'è modo di stabilire se realmente questi resti appartengano all'Illuminato, fondatore di una delle religioni più diffuse al mondo. In ogni caso, la scoperta ha comunque un grande valore storico perché fornisce spunti nuovi sul buddismo e sulla sua cultura.

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