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Schifani: “Reddito di cittadinanza è un anestetico per il bubbone disoccupazione al Sud”

Il senatore di Forza Italia Renato Schifani spiega perché il reddito di cittadinanza non migliorerà la situazione dell’occupazione nel Mezzogiorno: “Si anestetizza il problema, non si arriva a debellare la patologia. La disoccupazione si risolve creando lavoro. Lo Stato non può fare assistenza, ma deve guidare i processi di crescita economica di un Paese”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il senatore di Forza Italia Renato Schifani, contattato da Fanpage.it, commenta le cifre della nota d'aggiornamento al Def, e in particolare l'investimento previsto per il reddito di cittadinanza, cioè 10 miliardi.

Senatore, possiamo affermare che in questa manovra il M5S ha avuto la meglio sulla Lega, visto che per il superamento della legge Fornero sono stati destinati 7 miliardi?

Non ha vinto nessuno, si sono spartiti la torta. Secondo me siamo in presenza di un pareggio, perché quella tra Lega e M5S è un'alleanza spuria, non è un'alleanza politica tra forze omogenee che condividono i valori fondamentali. Sono due forze che si sono contrastate senza esclusione di colpi in campagna elettorale, perché hanno due visioni di società diverse. Di Maio e Salvini non hanno stipulato un'alleanza. Hanno firmato un contratto, che mette insieme alcune esigenze, anche se alcune misure sono diametralmente opposte. La Lega immagina una società che cresce grazie agli investimenti sull'economia. Invece il M5S guarda più a politiche assistenzialistiche che ricordano Rifondazione comunista di Bertinotti, con il famoso assegno di Stato. Io piuttosto guardo con attenzione agli investimenti, che non trovo nelle tabelle di questo documento programmatico. Mi sarei aspettato molto di più.

A proposito di Fausto Bertinotti, proprio oggi l'ex sindacalista e presidente della Camera ha detto che il Reddito di cittadinanza è una misura "necessaria" per limitare la disoccupazione giovanile.

Io definisco questo sussidio un anestetico del bubbone disoccupazione nel Mezzogiorno. Si anestetizza il problema, non si arriva a debellare la patologia. La disoccupazione di risolve creando lavoro. Lo Stato non può fare assistenza, lo Stato deve guidare i processi di crescita economica di un Paese. Io guardo con preoccupazione al Reddito di cittadinanza perché il Mezzogiorno non ha bisogno di mance o regalie. I giovani hanno bisogno di lavorare al Sud, di trovare lavoro dove sono nati e cresciuti. E il lavoro lo trovano solo se si crea occupazione, che è possibile generare se si fa impresa. E quindi sarebbe stato opportuno destinare specificamente a questa finalità delle misure, ad esempio prevedendo la riduzione del costo del lavoro, la creazione di zone franche speciali nel Meridione, con pressione fiscale ridotta e processi amministrativi più semplificati.

Lei ha visto un'eccessiva ingerenza da parte dell'Europa negli interventi di Juncker e Moscovici dei giorni scorsi?

Così come contesto la manovra in sé, perché non riguarda gli investimenti, allo stesso modo devo dire che non mi piace vedere un ‘Europa che si lascia andare in dichiarazioni che smuovono e destabilizzano lo spread. Mi sarei aspettato più compostezza da parte del presidente della Commissione europea, e possibilmente un'attenzione nelle dichiarazioni, almeno fino a quando la manovra non fosse arrivata al vaglio della Commissione. Solo allora avrebbe avuto senso un intervento a gamba tesa di questo tipo, perché solo allora quest'organo esecutivo è legittimato a esprimere le proprie valutazioni. Queste esternazioni non aiutano, e danneggiano l'andamento dei nostri titoli pubblici, dei tassi d'interesse. E su questo sono d'accordo con Di Maio, perché queste dichiarazioni mettono in crisi anche la credibilità del modello europeo.

Torniamo al reddito di cittadinanza. Guardando alle cifre secondo lei la platea sarà inferiore ai sei milioni e mezzo di beneficiari?

Siamo in presenza del Def, cioè soltanto di un documento di programmazione economica. È evidente che tutti i nodi verranno al pettine con la manovra vera e propria, con l'indicazione analitica delle misure. A quel punto dovranno venir fuori realmente i numeri, ma anche le coperture. Un altro pericolo che si corre è questo: se da un lato si interviene con la Flat tax per le partite iva e poi se per trovare le coperture per il reddito di cittadinanza si tocca l'eliminazione delle detrazioni fiscali…Non vorrei che pensassero insomma di dare con una mano e di togliere con l'altra.

Lei ha detto che la pena di sei anni di carcere per chi truffa è uno slogan, cosa intende?

Io non credo nello Stato giustizialista che educa il contribuente. Non è con la minaccia che si ottengono risultati. Ci vuole la prevenzione. Sono sempre stato convinto che anche la corruzione si  combatte non solo con la giusta sanzione ma anche tramite politiche preventive, mirate ad eliminare la costituzione di fondi neri, che sono la provvista numero uno della corruzione. Più controlli quindi, ed eventualmente solo in un secondo momento le sanzioni. Ma occorre lavorare soprattutto su misure preventive.

Cose non le piace del controllo delle spese del cittadino che ottiene il reddito di cittadinanza?

Mi viene in mente un esempio: un pacco di grissini è acquistabile, o si può comprare solo il pane? Chi decide quale spesa si deve considerare opportuna per il reddito di cittadinanza? Si rischia di cadere nel ridicolo. Avremo un Grande Fratello che controllerà la vita di queste persone, che deciderà per loro in che modo è meglio destinare questi soldi, con una violazione della privacy. In senso astratto, come principio, condivido il fatto che queste somme non debbano essere consumate per spese effimere o che non debbano essere conservate sotto il mattone. Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo tutta una dinamica complicatissima. Quindi questi sistemi di controllo li ritengo difficilmente attuabili e demagogici.

Lei condivide quindi la considerazione di Di Maio, secondo cui immettendo queste risorse nell'economia si rimetteranno in moto i consumi?

Ma questa è un'affermazione lapalissiana. È evidente che se queste somme verranno impiegate per le spese quotidiane in Italia aumenteranno i consumi. Il tema è che secondo me non basta l'aumento dei consumi, seppur parziale, a far crescere l'economia. Per quello ci vuole una politica industriale, che crei nuovi posti di lavoro, che porti anche nuova occupazione, nuova capacità di produrre reddito e quindi nuovi consumi che nascono da nuova occupazione. Quella è una crescita stabile e strutturale. Altrimenti parliamo di un aumento dei consumi legato al reddito di cittadinanza, che determina una crescita solo temporanea, che possiamo definire tattica.

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