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“Schettino rifiutò la barca per risalire sulla Concordia”

Lo ha raccontato un nuovo testimone dell’udienza del processo di Grosseto, il comandante dei vigili urbani del Giglio Carlo Galli.
A cura di B. C.
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 ”Perché dissi di no al gommone? Perché non mi fidavo, non conoscevo chi me lo stava dicendo. Chi era, perché avrei dovuto seguirlo? Non sapevo chi fosse. E poi dovevo stare là, a controllare la nave”. Parola di Francesco Schettino che in una pausa del processo per il naufragio del Giglio ha replicato alla testimonianza del comandante dei vigili urbani di Grosseto, Roberto Galli, il quale ha raccontato in aula di aver invitato due volte l'ex comandante della Costa Concordia a seguirlo al porto così da potersi imbarcarsi su un gommone e avvicinare la nave per risalirvi, durante i drammatici momenti del naufragio. Schettino fu trovato da Galli sullo scoglio della Gabbianara, mentre fissava il relitto e c’erano passeggeri da evacuare.

"Raggiunsi lo scoglio dov’era Schettino con altri naufraghi, un centinaio – ha detto Galli rispondendo al pm Alessandro Leopizzi – Gli dissi che l’avrei portato al porto del Giglio per imbarcarsi su un gommone con cui andare sottobordo alla Concordia ed eventualmente potervi risalire. Ma mi disse no, mi rispose che doveva rimanere a controllare la sua nave". Galli spiega di aver anche ripetuto l'invito a Schettino, aggiungendo "che sarei stato in grado di portarlo sotto la nave, un secondo ufficiale della Concordia, che era lì con lui, commentò che era una buona idea provare a tornare a bordo. Ancora Schettino ribadì di no, che lui doveva restare lì. Intanto davanti a noi un elicottero della guardia costiera stava evacuando col verricello delle persone, segno che c’era altra gente a bordo".

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