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Salvini insiste: “Europa difenda i confini e si prenda i migranti o li riportiamo in Libia”

Il vicepresidente del Consiglio torna sulla vicenda della nave Diciotti e conferma la linea della chiusura a oltranza: “L’Italia ha già fatto la sua parte, e quando è troppo, è troppo”. E ribadisce la minaccia di riportare i migranti in Libia nel caso in cui l’Europa non dovesse redistribuirli fra i vari stati.
A cura di Redazione
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Abbiamo detto agli amici europei che se c’è un aiuto concreto, veloce, immediato, bene. Altrimenti visto che sono sbarcate 700mila persone negli ultimi anni, diremo che noi abbiamo già dato”. Con queste parole, pronunciate a margine di una iniziativa pubblica, il ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini torna sul caso Diciotti, confermando la volontà di continuare a negare lo sbarco sul territorio italiano ai 177 migranti tratti in salvo dalla nostra Guardia Costiera e giunti a Catania dopo 7 giorni di tira e molla. Come vi stiamo raccontando, infatti, l'imbarcazione è ora ferma a Catania, ufficialmente per uno "scalo tecnico", in attesa di ricevere l'autorizzazione del ministero degli Interni allo sbarco dei 177 migranti tratti in salvo ormai 6 giorni fa a 17 miglia da Lampedusa, in area SAR italiana. Autorizzazione che il ministro Matteo Salvini non intende concedere fino a quando non arriverà la certezza della redistribuzione dei migranti fra altri Paesi dell'Unione Europea.

Sul punto, però Salvini sembra voler tenere duro e rilancia: “O l’Europa inizia a fare sul serio difendendo i suoi confini e ricollocando gli immigrati, oppure inizieremo a riportarli nei porti da dove sono partiti. L’Italia ha già fatto la sua parte, e quando è troppo, è troppo”. Va detto che l’ipotesi di riportare i migranti in Libia era già circolata nei giorni scorsi, sollevando una valanga di proteste e polemiche. Si configurerebbe a tutti gli effetti un respingimento collettivo in una nazione che non rispetta i diritti umani e non ha firmato neanche la Convenzione di Ginevra: un atto contrario non solo alle convenzioni internazionali, ma anche alla stessa legge italiana. L’articolo 10 del testo unico sull’immigrazione, infatti, stabilisce che non si possono effettuare respingimenti “nei casi previsti dalle disposizioni vigenti che disciplinano l’asilo politico, il riconoscimento dello status di rifugiato ovvero l’adozione di misure di protezione temporanea per motivi umanitari”.

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