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Salvini a Merkel: “Europa rischia guerra per il nazionalismo? Il pericolo è burocrazia Ue”

Il vicepremier leghista Matteo Salvini ha replicato alla cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha parlato del rischio che l’Europa torni in guerra: “Se i popoli si ricordano di essere popoli, che abbiamo un storia, una religione, una tradizione, questo è il nazionalismo che porta alla guerra?”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il vicepremier Matteo Savini ha replicato ad Angela Merkel: il rischio che l'Europa torni in guerra non è dovuto a populismo e nazionalismo ma a "chi ha preso in ostaggio un sogno, il sogno europeo e l'ha sclerotizzato in una burocrazia rappresentata dalla Commissione europea che è la negazione dell'Europa". La cancelliera tedesca è intervenuta oggi in apertura del Forum della Pace a Parigi, sottolineando che il "progetto europeo di pace", nato dopo il 1945, è minacciato appunto dall'ascesa del nazionalismo e del populismo: "Vediamo chiaramente che la cooperazione internazionale, un equilibrio pacifico fra gli interessi degli uni e degli altri e anche il progetto europeo di pace – ha detto la cancelliera – sono di nuovo rimessi in discussione".  

"La pace che abbiamo oggi – ha continuato la Merkel – che a volte ci sembra troppo facile, questa pace è lungi dall'essere scontata e dobbiamo batterci per essa". La cancelliera ha puntato il dito contro "un nazionalismo con i paraocchi" e si è detta preoccupata "che si ricominci ad agire come se si potesse puramente e semplicemente ignorare le nostre relazioni e i nostri impegni reciproci". 

"Ho letto le dichiarazioni della Merkel: qual è il grande pericolo che corre il continente in questi anni? Uno dice: il terrorismo islamico, l'immigrazione fuori controllo, la disoccupazione, la povertà no: il populismo e il nazionalismo" – ha risposto Salvini – "Se i popoli si ricordano di essere popoli, che abbiamo un storia, una religione, una tradizione, questo è il nazionalismo che porta alla guerra?".

A proposito della manovra e dei rilievi dell'Ue il vicepremier ha aggiunto: "Vorrei stare tranquillo, vorrei che ci lasciassero lavorare. Se tutte le manovre economiche che ci hanno preceduto, a cui Juncker batteva le manine, hanno massacrato l'Italia, noi non abbiamo solo il diritto ma il dovere di fare il contrario. Non andiamo lì cocciuti, o è così o pomì, però è questo". 

E sul rischio che Bruxelles mandi degli ispettori, e avvii una procedura nei confronti dell'Italia per deficit eccessivo ha detto: "Arrivano gli ispettori dell'Onu a verificare se siamo cattivi e razzisti, arrivino anche gli ispettori Ue al Tesoro, manca l'ispettore Derrick e il tenente Colombo e poi ce li abbiamo tutti". Poi ha aggiunto: "Io vado in fondo e sto qua per 5 anni, con il 30% o con il 50%. Siamo a metà classifica come il Milan. Milioni di persone hanno fiducia in noi. Ma mai montarsi la testa quando le cose vanno bene, perché chi si loda si sbroda. Io ero un ‘cretino' fino all'altro ieri, adesso sono diventato uno statista…" ha infine ironizzato il ministro.

Dopo le dichiarazioni di Di Maio e Di Battista contro i giornalisti, a proposito dell'assoluzione della sindaca di Roma Virginia Raggi il ministro degli Interni ha detto: "Solidarizzo con i colleghi giornalisti che fanno bene il loro lavoro, non con chi applica pregiudizi. Faccio il giornalista e apprezzo la libertà di pensiero e critica, ma a volte non c'è informazione ma pregiudizio nei confronti di questo. Ma me lo tengo per me e vado avanti". E ancora, aprendo il suo intervento: "Fate un applauso ai giornalisti che a noi stanno simpatici, anche perché ci trattano sempre bene. Perché noi siamo dei signori".

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