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Salta il tetto degli stipendi per i dipendenti di Camera e Senato: guadagneranno più di 240mila euro

I dipendenti della Camera e del Senato potranno tornare a guadagnare più di 240mila euro l’anno: è infatti terminato il contributo di solidarietà grazie al quale nel triennio 2014-2017 non potevano avere un salario maggiore rispetto a questa cifra.
A cura di Stefano Rizzuti
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I dipendenti di Camera e Senato fino a pochi giorni fa potevano guadagnare, al massimo, 240mila euro. Ovvero, più o meno, lo stesso ‘stipendio’ del presidente della Repubblica. Ma dal primo gennaio questo tetto, imposto tra il 2014 e il 2017, è caduto e i lavoratori dei due rami del Parlamento potranno tornare a guadagnare più di 240mila euro l’anno. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, proprio l’1 gennaio infatti è terminato il triennio di “contributo di solidarietà”: in questo periodo i dipendenti della Camera e del Senato non potevano guadagnare più di 240mila euro l’anno.

Grazie a questi tagli, voluti soprattutto dalle vicepresidenti delle assemblee Marina Sereni e Valeria Fedeli (entrambe del Pd), lo Stato ha risparmiato 24 milioni di euro solamente alla Camera. Ma ora, per i quasi 2mila lavoratori dei due palazzi, si torna ai valori del 2014 e si arriva così, secondo le previsioni, a una spesa di 175 milioni di euro per gli stipendi nel 2018, con un aumento di 4,5 milioni rispetto allo scorso anno. Questo tetto, infatti, verrà superato da quasi un dipendente su due, secondo i calcoli del Corriere: per esempio, ben 60 consiglieri su 137 guadagnano più di 240mila euro l’anno.

Dalla Camera però assicurano che la spesa tornerà a scendere l’anno successivo grazie al blocco del turnover e agli stipendi meno pesanti dei dipendenti assunti negli ultimi anni: una previsione di spesa di 168 milioni per il 2019 e di 162 milioni per il 2020. Il triennio di contributo di solidarietà è terminato il 31 dicembre 2017 e riguardava soprattutto i salari di coloro che hanno racimolato almeno 23 anni di anzianità.

Quando questo provvedimento era stato elaborato ci si attendeva una messa a regime a partire dal 2018, ma di mezzo ci si sono messi una marea di ricorsi: solo alla Camera sono stati 1.012. E le Commissioni giurisdizionali per il personale li hanno parzialmente accolti con tre sentenze con le quali viene stabilito che i tagli, in realtà, sono temporanei e quindi non entreranno a regime quest’anno.

Oltre al tetto massimo di 240mila euro fissato per tutti i dipendenti, c’erano poi altre limitazioni riguardanti alcune singole categorie: 240mila euro per i consiglieri (segretario generale e per i suoi vice, capo servizio, capo ufficio, consigliere), 166mila per i documentaristi e ragionieri, 115mila per i segretari parlamentari, 99mila per assistenti parlamentari (commessi), tecnici, ex addetti alla buvette e al ristorante e per i barbieri.

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