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Sacchetti per frutta e verdura a pagamento: come funziona nel resto d’Europa?

L’introduzione dell’obbligo di pagamento dei sacchetti biodegradabili e compostabili per frutta e verdura ha fatto scoppiare un’accesissima polemica in Italia. La norma origina dal recepimento di una direttiva europea. Ma come funziona nel resto dell’Ue? I sacchetti sono divenuti a pagamento per tutti?
A cura di Charlotte Matteini
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Dal primo gennaio 2018, In Italia, in ottemperanza a una direttiva europea emanata nel 2015 e recepita dal governo lo scorso agosto, i sacchetti di plastica utilizzati per imbustare frutta e verdura sfuse dovranno essere biodegradabili e compostabili e il loro costo apparire in chiaro sullo scontrino finale della spesa. In realtà non è propriamente corretto sostenere che i sacchetti prima dell'1 gennaio 2018 non si pagassero, semplicemente i distributori scaricavano il costo dell'imballaggio sul consumatore finale in modo occulto, così come avviene per tutti i packaging.  La nuova norma ha però provocato un'accesissima polemica e una vera e propria rivolta dei consumatori, che hanno iniziato a protestare contro "la nuova tassa" e minacciato di prezzare ogni singolo prodotto ortofrutticolo per non incorrere nella gabella. Essendo una norma che ha origine dal recepimento di una direttiva europea, la legislazione in materia – che ha come scopo la riduzione dell'utilizzo di imballaggi di plastica nei vari Stati europei – è più o meno omogenea in tutta Europa, con delle differenza.

La direttiva europea, però, come tutte le direttive, si limita a fornire delle linee guida agli Stati membri, che poi possono legiferare autonomamente e applicare norme che non confliggano con quanto disposto in sede Ue, e in nessun punto impone il pagamento obbligatorio dei sacchettini in materiale ultraleggero. L'Italia ha deciso di introdurre dunque di introdurre il divieto, per i supermercati, di distribuire i sacchettini a titolo gratuito e il divieto, per i consumatori, di usufruire di sacchetti portati da casa. Ma come funziona nel resto d'Europa? In tutti gli Stati membri la direttiva è stata recepita alla stessa maniera?

Per quanto riguarda la Francia, la risposta è sì. Anche Oltralpe, infatti, il governo ha provveduto alla massa al bando dei sacchettini non biodegradabili e imboccato una strada molto simile a quella italiana, con conseguente messa in chiaro del prezzo per ogni singola bustina utilizzata. In Belgio, invece, la direttiva è stata applicata in maniera differente: nelle Fiandre sono infatti permessi dei sacchettini personali riutilizzabili dai clienti. Allo stesso modo, anche la Germania non ha proceduto con la totale messa al bando della plastica leggera e permesso ai propri cittadini di scegliere se avvalersi della possibilità di riutizzare sacchetti già acquistati in precedenza. In Svizzera, che non fa parte dell'Unione europea ma allo stesso tempo sta perseguendo lo stesso obiettivo di riduzione del consumo di plastiche, gli stessi supermercati forniscono buste in rete lavabili e riutilizzabili.

In Italia, invece, la direttiva europea è stata applicata in maniera molto più restrittiva rispetto a quanto l'Ue chiedesse a causa di un parere fornito dal ministero dell'Ambiente guidato dal ministro Galletti, con il quale si è sostanzialmente imposto il divieto di riutilizzo dei sacchetti per questioni di igiene.

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