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Russia. Mamma 23enne vende i figli: “Per colpa loro non posso uscire con gli uomini”

Rasulzhan Kyzy Barnokhon è stato arrestata dopo aver provato a vendere un bambino di appena una settimana. La 23enne, che già sei mesi fa aveva cercato di vendere la figlia maggiore, ha ammesso che i suoi piccoli erano “un ostacolo per i suoi appuntamenti”.
A cura di Biagio Chiariello
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Avrebbe cercato di vendere i suoi figli "perché erano un ostacolo per i suoi appuntamenti". Rasulzhan Kyzy Barnokhon è stata colta in flagranza di reato e arrestata a Mosca: stava per vendere la sua bambina per una cifra pari a circa 13mila euro. La 23enne russa era arrivata nella capitale dalla città sud-occidentale di Ufa e aveva incontrato gli acquirenti. Non sapeva che erano in combutta con la polizia. Dopo aver ricevuto il denaro e aver consegnato la figlia di appena una settimana, Barnokhon è stata arrestata. Secondo la polizia, già in precedenza la madre aveva cercato di vendere i suoi figli. In particolare, sei mesi fa – in quell'occasione aveva cercato di dare via in cambio di soldi la figlia maggiore, che all’epoca aveva 12 mesi.

La Barnokhon, che era già incinta del suo terzo figlio, aveva pubblicato un messaggio sui social media: "Sono alla ricerca di genitori adottivi per una bambina di un anno. Mosca”. Il messaggio era stato individuato dagli attivisti della ONG "Alternativa" che combattono contro la tratta di esseri umani. Sono stati loro a rispondere al post e a scoprire che le reali intenzioni della donna. L ‘attivista di Alternativa, Yulia, ha finto di essere il compratore, disse: "Abbiamo parlato un po’ e mi ha detto che dopo doveva incontrare un uomo conosciuto online. Ma prima, voleva vendere i suoi figli che, secondo lei, erano un ‘ostacolo per uscire con gli uomini’. Non era interessata al destino dei suoi figli e mi ha detto che dopo l'accordo ‘è tutto finito, noi non ci conosciamo’”. La portavoce del comitato investigativo russo Yulia Ivanova ha dichiarato: "Il procedimento penale sulla tentata vendita di un minore è stato avviato contro la 23enne. La donna rischia fino a cinque anni di prigione se giudicata colpevole. Durante l'interrogatorio della polizia, il sospettato ha ammesso il crimine. Non ci sono state minacce per la salute del bambino”.

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