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Russia. Il giornalista anti-Putin: “Ho finto la morte cospargendomi di sangue di maiale”

Il giornalista russo Babchenko era stato dato per morto il 30 maggio, ma nella stessa giornata è apparso in diretta tv, raccontando che il suo finto omicidio era stato inscenato con l’aiuto delle autorità ucraine per sventare un piano per assassinarlo. Per questo motivo è stato duramente criticato. Si è difeso così.
A cura di Biagio Chiariello
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Prima l'annuncio dell’agguato di fronte a casa a Kiev, con tre colpi piazzati nella schiena da un killer. Poi il colpo di scena con "risurrezione" in conferenza stampa.  Stando a quanto detto dalle autorità ucraine, la finta morte di Arkadi Babchenko,  giornalista russo e forte critico di Vladimir Putin, sarebbe stata organizzata per arrestare un uomo che era stato pagato per uccidere il dissidente per conto della Russia.

La finta morte di Babchenko ha provocato reazioni forti e contrastanti e ha sollevato questioni diverse di etica giornalistica e di opportunità politica. Ora è lo stesso giornalista a parlare per difendere la propria integrità professionale, e chiedere scusa “in modo particolare a mia moglie Olechka. Mi dispiace ma non c’erano altre opzioni”, aveva detto in conferenza stampa. "Il mio obiettivo era restare vivo e accertarmi che la mia famiglia fosse al sicuro", ha detto Babchenko, rispondendo alla Federazione internazionale dei giornalisti, secondo cui l'operazione organizzata dagli 007 e a cui ha partecipato "mina la credibilità della professione in tutto il mondo". "Salvarmi è la prima cosa a cui ho pensato", ha messo in chiaro Babchenko, per cui gli standard del giornalismo "sono l'ultimo dei problemi in questo momento".

Per fingere la sua morte ha usato “sangue di maiale e un artista del trucco”, ha spiegato Babchenko, poi portato all'obitorio di un ospedale, da dove ha assistito in silenzio agli aggiornamenti sulla sua morte che cominciavano a diffondersi online “Ho visto le notizie e ascoltato che grande uomo fossi stato” dice. Ora vive in una località segreta e protetta e presto avrà la cittadinanza ucraina. Quando i servizi segreti ucraini lo hanno informato del progetto di assassinarlo, la sua prima reazione – ha ammesso  – è stata fare le valigie e fuggire al Polo Nord. “Ma poi mi sono chiesto, dove ti nasconderai? Anche Skripal ha provato a nascondersi. Il mio obiettivo era restare vivo e garantire la sicurezza della mia famiglia. L’etica del giornalismo è l’ultima cosa a cui penso ora come ora”.

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