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Elezioni regionali Lazio 2023

Zingaretti contro gli ex renziani del PD: “Su D’Amato illazioni da professionisti della sconfitta”

Nicola Zingaretti durissimo contro Base Riformista, la corrente degli ex renziani del PD che accusa di “essere professionisti della sconfitta”. Il nodo del contendere il mancato sostegno alla candidatura di Alessio D’Amato, che troverebbe il favore del Terzo Polo, alle prossime regionali e la ricerca di un accordo con il M5S.
A cura di Valerio Renzi
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Non si placa lo scontro tra il governatore uscente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e i leader del Terzo Polo Carlo Calenda e Matteo Renzi, anche se questa volta a finire nel mirino sono prima di tutto gli ex renziani del PD di Base Riformista. Al centro del contendere le prossime elezioni regionali, e la scelta dei centristi di Azione e Italia Viva di sostenere l'assessore alla Sanità uscente Alessio D'Amato. Una scelta che piace alla destra del partito, che vorrebbe la convergenza con il Terzo Polo per la corsa alla Pisana e la rottura con il Movimento 5 Stelle.

"Siamo rimasti stupiti dalle parole pronunciate da Nicola Zingaretti nei confronti di Alessio D'Amato che è l'Assessore alla Sanità da 5 anni, da lui nominato, e che ha perfettamente gestito la crisi durante l'emergenza Covid-19". Questa è la nota di ieri di Mario Mei, coordinatore di Base Riformista a Roma. "D'Amato è in corsa per la presidenza della Regione Lazio ormai da giugno scorso ma il governatore del Lazio fa finta di non saperlo insinuando che sia un nome inventato da Calenda. Tutto ciò non è solo umiliante per D'Amato ma anche per lo stesso Zingaretti", prosegue il comunicato. Poi la chiusa che sa di rottura: "Ci chiediamo che senso abbia avuto sciogliere DS e Margherita per costruire un Partito ridottosi oggi alla subalternità nei confronti di Conte e del M5S".

Parole a cui il Nicola Zingaretti, noto nella sua moderazione nella polemica politica, ha scelto questa volta di rispondere con un post sui social durissimo: "Rispetto ad alcune gratuite illazioni espresse ieri da alcuni dirigenti del Pd del Lazio, voglio ribadire che ovviamente io non ho mai espresso critiche o attacchi ad Alessio D'amato. Sono dieci anni che l'ho scelto come uno dei miei più stretti collaboratori e poi assessore anche contro le opinioni di tanti poveri ipocriti che oggi lo utilizzano. Sono anni che lavoriamo gomito a gomito sulla sanità. Il mio unico obiettivo da sempre è costruire una coalizione la più ampia possibile e vincere. Questo si ottiene con il confronto plurale e solidale non con i dicktat o le imposizioni per scegliere in piena libertà e autonomia la candidatura che insieme si riterrà più competitiva".

Il governatore eletto in parlamento, che si dimetterà alla fine della prossima settimana, rivendica di lavorare per l'unità del centrosinistra, e consiglia "ad alcuni professionisti della sconfitta di tacere perché fanno solo danni, producono divisioni e poi sconfitte e poi copiose analisi sul perché abbiamo perso". La linea del partito al momento è chiara: togliere dal tavolo tutte le candidature già emerse (quindi non solo D'Amato, ma anche il vicepresidente Daniele Leodori vicino a Franceschini e quella di Enrico Gasbarra, che sarebbe stata sostenuta dallo stesso Zingaretti), per arrivare a individuare un nome terzo con il Movimento 5 Stelle. La palla però è ancora nelle mani di Giuseppe Conte che mostra ancora molte remore a varare l'alleanza. Quel che è certo è che su una cosa Zingaretti a ragione: senza la riconferma del campo largo il centrodestra ha già praticamente vinto.

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