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Squali nel mare di Roma, gli esperti: “Colpa della pesca, nessun pericolo per l’uomo”

“Gli squali uccidono 10 persone in tutto il mondo, mentre l’essere umano uccide, ogni anno e in media, 100 milioni di squali”. Fanpage.it ha intervistato i ricercatori Francesca Romana Reinero e Daniele Ventura sui recenti avvistamenti al largo del litorale laziale, in particolare di mako a Santa Marinella, per capire il fenomeno e se possano compromettere la stagione balneare.
A cura di Alessia Rabbai
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La notizia di avvistamenti di squali al largo del litorale di Roma e del Lazio avvenuti nei giorni scorsi ha portato tante persone a chiedersi perché si siano avvicinati alla costa, cosa comporti la loro presenza e, in particolare, se costituisca un pericolo per l'uomo, soprattutto in vista della stagione balneare. Fanpage.it per capire il fenomeno e le sue ripercussioni ha intervistato Francesca Romana Reinero, coordinatrice scientifica del Centro Studi Squali di Massa Marittima in Toscana e Daniele Ventura, ricercatore presso il Dipartimento di Biologia Ambientale dell'Università di Roma La Sapienza. Responsabile numero uno è la pesca, che sta depredando i fondali di risorse ittiche, lasciandoli affamati e senza cibo. Gli squali rivestono un ruolo d'importanza vitale, fungendo da indicatori dello stato di salute degli ecosistemi marini. "Il recente avvistamento avvenuto a Santa Marinella di uno squalo mako dalle pinne corte non deve assolutamente spaventare – spiega Reinero – I mako come le verdesche, sono squali molto comuni nelle nostre acque, ma la loro pesca è assolutamente vietata". E chiarisce: "Delle circa 540 specie di squali ad oggi conosciute, solo cinque sono potenzialmente pericolose per l’uomo, ossia squalo bianco, squalo tigre, longimano, squalo leuca e squalo martello maggiore, ossia meno del 1%. Inoltre, ogni anno e in media, gli squali uccidono dieci persone in tutto il mondo, mentre l’essere umano uccide, ogni anno e in media, 100 milioni di squali".

Come comportarsi se si incontra uno squalo

Reinero, trentenne romana che si occupa di ricerca, conservazione e didattica sugli squali rivolta a studenti, appassionati, e ricercatori, spiega come comportarsi nei rarissimi casi in cui ci si dovesse imbattere in un incontro ravvicinato: "Meno movimenti facciamo in acqua, meno attiriamo la loro attenzione e meno ci comportiamo da potenziali prede. Niente panico e restate verticali, per sembrare più grandi e meno vulnerabili ai loro occhi. Gli squali hanno un punto debole che è il muso, se si dovesse avvicinare, non sarà difficile allontanarlo spingendolo via delicatamente proprio dal rostro. In caso di avvistamento dalla barca è necessario chiamare la guardia costiera per segnalarne la posizione. Non intervenite mai, sia in caso di avvistamenti o spiaggiamenti, in quanto si potrebbe danneggiare l’animale se vivo, anziché aiutarlo, oltre che a farci male noi, ma chiamate le autorità competenti".

Squali minacciati dalla pesca

Daniele Ventura, biologo marino esperto di Dinamica di specie costiere ittiche, ha spiegato che l'aumento degli avvistamenti di squali "è legato all'accrescimento negli ultimi dieci anni del traffico nautico delle imbarcazioni da diporto e dalla pesca sportiva, che comporta la pasturazione, ossia al rilascio delle esche nel mare, quindi di fatto vengono attirati dal cibo. Un altro fattore di fondamentale importanza lo riveste la pesca di tipo industriale, ormai nota per aver saccheggiato le risorse ittiche, che negli anni ha portato ad un calo delle specie di pesci delle quali gli squali si nutrono, così, non trovando più da mangiare al largo, si spingono sottocosta, come ad esempio la foce del Tevere".

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