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Scambia un aneurisma per cervicale e il paziente muore: medico a processo

Dovrà rispondere di omicidio colposo in ambito sanitario un medico dell’ospedale San Camillo di Roma, finito a processo per non aver sottoposto ad una Tac un paziente, che aveva un aneurisma ed è morto.
A cura di Alessia Rabbai
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È finito a processo un medico dell'ospedale San Camillo di Roma, accusato di omicidio colposo in ambito sanitario per aver sbagliato la diagnosi ad un paziente, che poi è morto. Come riporta Il Corriere della Sera Gino Iori, cinquantacinque anni, ad inizio febbraio dell'anno scorso si era rivolto al pronto soccorso della Circonvallazione Gianicolense con un forte mal di testa. Visitato, è stato dimesso con una diagnosi di cervicale per contrattura dei muscoli del collo, da curare con farmaci. Il 16 febbraio 2022 è morto per un aneurisma cerebrale. Sulla vicenda indaga la Procura della Repubblica di Roma, con il pubblico ministero Pietro Pollidori. Il consulente della Procura ha esaminato la cartella clinica ed eseguito l’esame autoptico, evidenziando che non è stata fatta la Tac cerebrale, prevista come da prassi.

Il medico gli ha prescritto un antinfiammatorio

Secondo quanto ricostruito finora Gino Iori ad inizio febbraio ha avvertito un forte mal di testa al collo e si è rivolto al San Camillo, dato che nessun farmaco di quelli già presi lo faceva stare meglio. Entrato alle ore 9, è uscito dall'ospedale due circa due ore dopo. Il medico che lo ha vistato gli ha prescritto un antinfiammatorio e lo ha dimesso. Ma tornato a casa il dolore non passava e su consiglio del fratello Gino stava per entrare nello studio del medico di base per farsi visitare e chiedere un secondo parere, ma è caduto a terra svenuto appena uscito dall'auto.

Il paziente è entrato in coma ed è morto

Soccorso da un passante, l'ambualnza lo ha trasportato in ospedale sempre al San Camillo, in condizioni gravissime. Sottoposto ad una Tac, quest'ultima ha rivelato un aneurisma cerebrale, è entrato in coma ed è morto. Il medico dell'ospedale che gli ha prescritto i farmaci per il dolore difeso dagli avvocati Claudio Ferrazza e Roberta Paglierella respinge ogni accusa, convinto che la sintomatologia indicava una cervicale dovuta a una contrattura. Il fratello del paziente si è costituito parte civile del processo attraverso gli avvocati Michele Leonardi e Stefano Maccioni, quest’ultimo rappresentante di Cittadinanzattiva.

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