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Morte del carabiniere Mario Cerciello Rega a Roma

Omicidio Cerciello, i legali di Elder: “Da Varriale solo bugie, ma i giudici lo vogliono proteggere”

I legali di Finnegan Lee Elder si sono espressi contro le motivazioni della sentenza d’appello: per i giudici Varriale e Cerciello si sono identificati e i ragazzi sapevano di aver a che fare con due carabinieri.
A cura di Natascia Grbic
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"La sentenza d’appello cambia radicalmente la ricostruzione del fatto, aggiunge ulteriori punti all’inattendibilità di Varriale, ma non ne trae le conseguenze. Le conclusioni dei giudici d’appello sono in contrasto rispetto alle interpretazioni, che gli stessi offrono, di prove straordinariamente chiare. Elder ha sempre affermato di aver reagito ad un tentativo di bloccaggio di due uomini che pensava fossero spacciatori e ha reagito ad un’aggressione sentendosi in pericolo di vita  senza aver compreso di trovarsi di fronte alle forze dell’ordine, ma a quanto pare va comunque salvato il soldato Varriale". Così, in una nota, gli avvocati di Finnegan Lee Elder, il giovane americano condannato a ventiquattro anni di carcere per l'omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega. Renato Borzone e Roberto Capra non condividono le motivazioni espresse dai giudici per la sentenza di appello, non ritenendo Andrea Varriale un teste credibile.

Omicidio Cerciello, legali Elder: "Varriale inattendibile"

Secondo i giudici, non c'è motivo di non credere ad Andrea Varriale. Nelle motivazioni della sentenza d'appello è stato messo nero su bianco che i due carabinieri si sarebbero identificati in modo chiaro, ed è stata respinta la tesi della difesa secondo la quale i due ragazzi non avrebbero capito di trovarsi di fronte a due tutori dell'ordine. "Era già chiaro a tutti che Varriale ha mentito sul possesso della pistola, che l’itinerario che descrive per avvicinarsi ai ragazzi è smentito dalle telecamere, che aveva inizialmente definito gli aggressori come nordafricani – continuano gli avvocati – Ora scopriamo che Varriale non è affidabile neanche sulla esibizione dei tesserini. Il giudice d’appello, infatti, riconosce, per la prima volta, che i ragazzi furono afferrati da Cerciello e Varriale e che non c’è nessuna prova che i due carabinieri abbiano avuto il tempo di identificarsi. Poi, improvvisamente, la sentenza cerca a tutti i costi di affermare che Cerciello si era qualificato come carabiniere, non subito, ma durante la colluttazione (e senza tra l’altro spiegare come Elder, da appena un giorno in Italia, avesse potuto comprendere tale parola). E da lì inizia il tentativo di raddrizzare gli eventi per proteggere Varriale da sé stesso e giustificare le sue ricostruzioni incredibili".

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