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Non ci sono solo i maschi: con una festa Marta Bonafoni si candida alla primarie del Lazio

Dopo Alessio D’Amato e Daniele Leodori, aspettando l’ufficialità della discesa in campo di Enrico Gasbarra, ieri Marta Bonafoni ha convocato una “festa” per presentare la sua corsa alle primarie nel Lazio. Una manifestazione dove c’era la politica, ma non c’erano i partiti.
A cura di Valerio Renzi
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La corsa per le elezioni primarie della Regione Lazio da ieri non è solo un fatto tra uomini. A Snodo Mandrione ieri sera Marta Bonafoni ha chiamato a raccolta amministratori locali di esperienze civiche di Roma e delle altre province, spazi sociali e la sinistra come si dice in questi casi "diffusa", le esperienze del femminismo vecchio e nuovo. Il risultato sono state seicento persone che hanno dato il via al percorso che, se tutto andrà come previsto, porterà la consigliera regionale, capogruppo della Lista Civica di Nicola Zingaretti, a contendere la candidatura all'attuale assessore alla Sanità Alessio D'Amato, al vicepresidente Daniele Leodori e a Enrico Gasbarra (di cui è attesa la discesa in campo subito dopo il ballottaggio).

Non ci sono i partiti, grandi o piccoli che siano, ma c'è la politica. Sul palco accompagnano Bonafoni la deputata di FacciamoEco Rossella Muroni, l'assessora alla Scuola e al Lavoro di Roma Capitale Claudia Pratelli, la giovanissima consigliera di Latina Bene Comune Valeria Campagna, capo pattuglia di una generazione di giovani che, in centri grandi e piccoli, scelgono una strada che tiene insieme attivismo e lavoro nelle istituzioni. Sempre da Latina viene Marco Omizzolo, ricercatore e giornalista che instancabilmente denuncia e combatte il caporalato e il razzismo nelle campagne. Infine i due "big" che da mesi condividono un percorso con Bonafoni: Fabrizio Barca e la vicepresidente dell'Emilia Romagna Elly Schlein.

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"La prima volta che ho sentito parlare di Marta Bonafoni non è stato a un'iniziativa politica ma da una mia amica, che mi raccontava di questa consigliera regionale che si preoccupava della possibilità di fare cultura indipendente a Roma e ho pensato ‘se la conosce lei che di politica proprio non si vuole occupare deve essere brava questa Marta'". Nel racconto con cui si presenta Elly Schlein c'è il modo di fare politica di Bonafoni, "ascolto" è la parola che in tanti ripetono parlando della sua attività di consigliera.

Femminismo e giustizia climatica sono le due parole che si sentono più spesso dal palco. Ma anche giustizia sociale. "Una politica femminista ed ecologista che si batte contro le disuguaglianze, perché il nostro ruolo ha ragione di essere se liberiamo le persone dai bisogni e le facciamo tornare a desiderare, a essere felici", dirà Bonafoni salita sul palco visibilmente emozionata ("per la prima volta su un volantino il mio nome era quello scritto in grande, di solito sono chiamata ad aprire, o chiudere, a moderare, stavolta no…").

"Desideriamo di più", è lo slogan del tour di ascolto e incontro di Bonafoni che inizierà già dalla prossima settimana. Bonafoni chiede un applauso per Nicola Zingaretti, rivendica dall'inizio alla fine il lavoro svolto alla Regione Lazio, ma invita a riconoscere che terminato una stagione è terminata un ripiegamento del centrosinistra."Dieci anni ci hanno permesso di dare continuità e solidità alle nostre politiche. In più per dieci anni il Lazio ha avuto un leader – Nicola Zingaretti – non solo capace (anche a tenere insieme la coalizione più larga d’Italia da Azione ai Cinque stelle) ma anche popolarissimo tra le persone. Noi oggi a quella popolarità dobbiamo sostituire la costruzione di un popolo. Per questo le primarie per noi non sono uno strumento da evocare per tatticismo o posizionamento. Sono invece uno strumento necessario per tentare di allargare il nostro campo non quello dei partiti, quello degli elettori e delle elettrici".

Pragmatismo e radicalità è la cifra della proposta di Bonafoni, una proposta a disposizione delle forze politiche certe, ma insiste a dire soprattutto di chi un partito non ce l'ha ma ha idee ed esperienza. "Con questa radicalità dobbiamo interpretare i prossimi passi: anche perché arrivano nel Lazio quasi 11 miliardi tra PNRR e fondi europei, ma se a quegli investimenti non diamo un’anima, un punto di vista. Se non li schieriamo contro la siccità, il lavoro precario, per l’istruzione pubblica, la formazione permanente, per il diritto all’abitare e il ripopolamento delle aree interne. A cosa serviranno tutti quei soldi?". L'autunno è ancora lontano, ma dentro questa estate torrida c'è già una novità.

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