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L’enoteca della Città Metropolitana dalla coop di ex detenuti ai privati: “Scelta incomprensibile”

Dopo quasi 10 anni, addio all’enoteca che dava lavoro agli ex detenuti ai Fori Imperiali: al posto della cooperativa, la società di privati che ha vinto il bando. La scelta della Città Metropolitana che ha lasciato l’amaro in bocca agli animatori del progetto di inserimento lavorativo.
A cura di Beatrice Tominic
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Addio all'enoteca della ex Provincia ai Fori: dopo otto anni la gestione del locale andrà in mano ai privati dopo la vittoria del nuovo bando. Prima dell'esito di questo ultimo concorso, a partire dal 2014, il locale è stato interamente gestito da una cooperativa sociale, la Men At Work, che impiegava ex detenuti, disabili e soggetti fragili.

"In realtà noi siamo una cooperativa sociale che dal 2003 lavora all'interno dell'istituto di Rebibbia Nuovo Complesso su un progetto sociale di reinserimento e di formazione dei detenuti nell'ambito lavorativo della ristorazione – ha spiegato Luciano Pantarotto il presidente della cooperativa Man At Work – Nel 2014 Civita musei ci ha proposto di realizzare insieme un sito museale con annessa enoteca della Città Metropolitana. Da quel momento è partito il nostro progetto di valorizzazione e conoscenza dei prodotti del territorio collaborando con la Camera di Commercio di Roma, con l'Agro Camere".

L'enoteca chiude: "È una ferita aperta"

L'enoteca rappresentava un'opportunità per i ragazzi che io vedo quasi tutti i giorni all'interno del carcere – ha continuato Valentina Meloni, la vicepresidente della cooperativa – Anche per loro era un obiettivo da raggiungere: loro iniziano a fare un percorso da dentro sia di formazione che di lavoro all'interno del progetto e questa era la loro meta. Porto con me questa amarezza che è la loro fondamentalmente".

C'è chi l'ha descritta come un'esperienza bellissima: è Riccardo Carreta, responsabile dell'enoteca. "Non volevamo accadesse una cosa simile e non ce lo aspettavamo: sono stati 9 anni di gestione, 6 per me. Se penso a ciò che sta per succedere divento malinconico, è la parola giusta".

La gioia resta, però, pensando ai detenuti che hanno preso parte a questo progetto: "Il vanto è il successo del progetto. Siamo riusciti a prendere delle persone selezionate all'interno del carcere durante la pena e rendere quel tempo utile per una prospettiva di vita e reinserimento – ha continuato il presidente – Poi siamo stati bloccati: non abbiamo potuto partecipare al bando perché è stato introdotto un altro requisito nel bando che ha impedito la partecipazione nostra e di qualsiasi altra realtà". Per partecipare ogni candidato doveva possedere almeno 5 contratti di almeno un anno dove fosse stata applicata la riserva di esecuzione del reinserimento lavorativo. "La chiusura di questo spazio, per chi l'ha conosciuto e per chi l'ha visto è una ferita aperta perché essendoci: luoghi così sono ancora troppo pochi".

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