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Triplice omicidio a Prati (Roma)

Quali sono le armi con cui sono state uccise tre escort a Roma

Domani si svolgeranno le tre autopsie sui cadaveri delle donne trovate morte giovedì mattina nel quartiere Prati. L’esame autoptico dovrà chiarire a se le ferite inferte alle due donne cinesi e alla sessantacinquenne colombiana siano state inferte con la stessa arma bianca. Ad un primo esame, sembrerebbe non essere così.
A cura di Emilio Orlando
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Due procedimenti penali separati, uno per il duplice omicidio delle donne cinesi in via Aubry e un altro per il delitto di Marta Castano Torres, la signora colombiana di 65 anni assassinata nella casa d'appuntamenti in via Durazzo dove riceveva i clienti.

Omicidio a Roma, le armi che hanno ucciso le tre escort

Da un primo esame medico legale, effettuato durante il sopralluogo della polizia scientifica sulla scena del crimine è emerso che l'assassino ha colpito la vittima con una lama sottile e molto affilata ed appuntita. Forse un tagliacarte o uno spadino che i cadetti delle accademie militari indossano portano appeso alla cinta., Lo stesso tipo che venne utilizzato per uccidere nella vicina via Carlo Poma, nell'agosto del 1990 la giovane Simonetta Cesaroni.

Domani l'autopsia sui tre corpi trovati a Prati

Nella mattinata di domani, il medico legale nominato dalla procura di Roma inizierà le autopsie sui cadaveri per stabilire innanzitutto se le ferite mortali sono state inferte con la stessa arma da taglio. Mentre nel caso della prostituta colombiana di via Durazzo, i tagli e il colpo mortale sembrerebbero essere stati inferti con uno stiletto, nel caso delle due prostitute orientali, che non sono state ancora identificate, l'arma utilizzata per la "mattanza" potrebbe essere stato un machete con una grossa impugnatura.

Quando sono stati commessi gli omicidi

Secondo gli investigatori della sezione omicidi della squadra mobile e dei detective della polizia scientifica, nell'ordine temporale il primo omicidio ad essere commesso è stato quello di via Durazzo e successivamente, non si esclude durante la notte fra mercoledì e giovedì, quello di via Aubry. La donna dall'apparente età di 45 anni, trovata morta sul pianerottolo dal portiere, potrebbe essere sopravvissuta per qualche ora in più dopo il massacro ed ha fatto appena in tempo, al mattino a trascinarsi, aprire la porta, uscire e chiedere aiuto prima di morire. Questa circostanza appare quanto mai certa dopo le testimonianze dei residenti del palazzo dove è avvenuto il delitto.

La pista di due killer differenti

Nessuno, nella fascia oraria che parte dalle 7 del mattino del giorno dell'omicidio, fino al ritrovamento dei cadaveri ha visto o sentito nulla di anomalo, nemmeno il portiere, che ha ritrovato i corpi aveva notato uscire o entrare persone con fare sospetto o sporche di sangue. Una delle ipotesi, subito scartate, è stata quella che assassino si potesse essere nascosto in qualche appartamento o nei sotterranei del palazzo e che sia fuggito un'uscita secondaria.

Nemmeno gli operai di una ditta di traslochi che stavano portando degli elettrodomestici ad un neo inquilino, hanno notato niente di anormale. Stesso modus operandi nelle due scene del crimine, ma killer diversi? E' l'interrogativo che avvolge un mistero, che ha fatto ripiombare la Capitale e l'Italia intera in un incubo, come ai tempi degli omicidi di Donato Bilancia, l'omicida seriale delle prostitute sui treni o come l'omicidio di Simonetta Cesaroni, un cold case che è stato riaperto di recente.

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