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L’amore di Brian May, chitarrista dei Queen, per i pini di Roma: “Mi ipnotizzano”

L’ode di Brian May ai pini di Roma: “Perché le loro chiome sono tutte arroccate lontano da terra, con una linea netta al di sotto della quale non appaiono foglie. Perché? La mia teoria è che nell’antichità Roma era piena di giraffe affamate”.
A cura di Enrico Tata
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Una dichiarazione d'amore per Roma. O meglio, per i suoi pini. E a farla è una leggenda del rock: Brian May, lo storico chitarrista dei Queen. Il musicista ha pubblicato su Instagram un'ode "ai bellissimi alberi simbolo di Roma".

Come didascalia a un video girato all'interno di un'automobile che percorre via Cristoforo Colombo, ai cui lati c'è una lunga fila di pini, Brian May ha scritto: "Mi ipnotizzano. Pini Ombrello! Alberi ombrello. Pini di pietra. Pinus Pinea. Internet mi dice tutto sulle loro origini, ma non mi dice perché le loro chiome sono tutte arroccate lontano da terra, con una linea netta al di sotto della quale non appaiono foglie. Perché? La mia teoria è che nell'antichità Roma era piena di giraffe affamate. Avete una teoria migliore? Ditemi! Ciao".

Del resto non è la prima volta che ‘i pini di Roma' rapiscono l'immaginario di un musicista. Basti pensare alla ‘Notte prima degli esami' di Antonello Venditti, in cui c'è una passaggio sugli alberi simbolo di Roma:

Io mi ricordo quattro ragazzi con la chitarra
E un pianoforte sulla spalla
Come i pini di Roma la vita non li spezza

Rocco Tanica, tastierista degli Elio e le storie tese, ha consigliato a Brian May di ascoltare "Pini di Roma"

Ottorino Respighi's "Pini di Roma", un poema sinfonico composto nel 1924 da Ottorino Respighi. Si compone di quattro movimenti e ciascuno di essi descrive l'ubicazione di un gruppo di pini di Roma nel corso della giornata. Il primo movimento è dedicato ai pini di Villa Borghese, il secondo ai pini presso una catacomba, il terzo ai pini del Gianicolo e il quarto ai pini della via Appia.

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