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La storia di Neda scappata dall’Afghanistan: “Donne private di studio e lavoro e costrette a casa”

Nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne Fanpage.it racconta la storia di Neda, scappata dal suo Paese e che collabora con la Fondazione Pangea Onlus.
A cura di Alessia Rabbai
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Donne maltrattate, abusate, ma anche donne costrette a scappare dal proprio Paese dove finirebbero nell'ombra. Senza scuola, né lavoro, relegate in casa, è questa la condizione in cui si trovano a vivere le donne afgane. Fanpage.it, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre ha intervistato la Fondazione Pangea Onlus, che da diciotto anni si occupa di fornire loro supporto. Neda è una costretta a scappare dall'Afghanistan lo scorso 15 agosto a causa dei talebani. Da otto anni collabora con la fondazione come manager finanziaria e sogna un futuro dove le donne afgane possano studiare, lavorare ed essere libere. "Quando le cose sono diventate difficili mi hanno chiamata e mi hanno detto di bruciare tutti i documenti che c'erano dal 2003. È stato il periodo peggiore della mia via, non avevo mai pensato che potesse accadere una cosa del genere, ero scioccata – spiega – In questo momento la situazione in Afghanistan è pessima, le ragazze non vanno a scuola, non vanno al lavoro, restano a casa, non come fate voi. Stanno togliendo alle donne queste opportunità e anche ai bambini, ma la generazione nuova non vuole questo, vuole imparare".

Fondazione Pangea: "Non dobbiamo dimenticare l'Afghanistan"

Simona Lanzoni Fondazione Pangea ha spiegato la mission della Onlus e come opera in questi tempi in cui tutto è cambiato rispetto agli anni scorsi: "La Fondazione Pangea nasce nel 2002 proprio per supportare le donne in Afghanistan, dove arriva nel 2003. All'inizio del nostro cammino abbiamo lavorato su microcrediti, educazione, alfabetizzazione, accanto alla consapevolezza di altri temi fondamentali come salute, igiene, diritti umani, contrasto alla violenza – spiega – Oggi purtroppo le cose si sono fermate, ma non vogliamo che restino ferme per sempre". In questo momento la fondazione Pangea che ha aiutato circa 300 persone, ne sta dando rifugio a sessantadue, diverse donne con le loro famiglie, arrivate a Kabul dopo l'evacuazione. "Non dobbiamo dimenticarli, non dobbiamo dimenticare donne, bambini e uomini afgani".

Servizio di Daniele Napolitano

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