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Il Tribunale condanna la Asl di Viterbo per la morte di un paziente: dovrà risarcire la famiglia

La Asl di Viterbo ha presentato ricorso nei confronti della sentenza di condanna del giudice di un risarcimento di 15mila euro per la morte di un paziente all’ospedale Belcolle.
A cura di Alessia Rabbai
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Il Tribunale di Viterbo ha condannato al Asl territoriale al risarcimento nei confronti della famiglia di Ettore Ioppi, un paziente morto all'ospedale Belcolle il 4 marzo del 2013, per una cifra di 15mila euro. Come riporta Il Messaggero i giudici hanno riconosciuto le responsabilità nei confronti dell'azienda sanitaria per una condotta negligente del personale medico di turno al Belcolle, che al tempo in cui si è verificata la drammatica scomparsa del sessantenne, si è occupato di lui. La Procura di Viterbo aveva chiesto un risarcimento di 30mila euro. La Asl da quanto si apprende di contro ha presentato ricorso in Appello, l'esecutività della sentenza è al momento sospesa e la vicenda non è ancora conclusa.

I fatti risalgono a otto anni fa, quando il sessantenne ha dovuto ricorrere a cure mediche urgenti e si è rivolto al nosocomio dell'Alto Lazio. Ioppi era infatti affetto da neoformazione pluri-nodulare al polmone sinistro, ossia un tumore. Sottoposto a chemioterapia a Perugia, le sue condizioni di salute sono peggiorate ed è stato necessario il ricovero a Viterbo. Affidato alle cure dei medici, la situazione è precipitata ed è sopraggiunto il decesso. Dopo la morte del loro caro i famigliari hanno sporto denuncia e vogliono vederci chiaro. Per i parenti, seguiti dall'avvocato di parte civile Antonio Jezzi, il personale medico del Belcolle avrebbe agito in maniera negligente, per non avergli tempestivamente somministrato la terapia farmacologica della quale aveva bisogno. Successivamente da una consulenza è emerso che i sanitari non lo avrebbero sottoposto alla Tac total body.

Per la difesa della Asl invece quando il paziente ha fatto accesso al pronto soccorso al pronto soccorso, il suo quadro clinico era già fortemente compromesso, perché era al IV stadio di adenocarcinoma polmonare, inoperabile, con metastasi generalizzate. Dopo il ricovero, sempre per la difesa, le sue condizioni cliniche sarebbero ulteriormente peggiorate, a causa delle complicanze sopraggiunte per la chemioterapia.

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