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Il sindacalista Soumahoro denuncia il tassista razzista: “Nessuna scusa da parte sua”

“Una denuncia che rappresenta un doveroso atto anche per tutte le persone vittime di discriminazione nell’invisibilità e nell’indifferenza”. Soumahoro non ha ricevuto alcuna scusa da parte del tassista.
A cura di Alessia Rabbai
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Il sindacalista che lotta contro il caporalato e si occupa della tutela dei braccianti Aboubakar Soumahoro ha denunciato il tassista razzista che la sera del 20 maggio scorso si è rifiutato di farlo salire a bordo del taxi. "Ho preso questa decisione – spiega Soumahoro – dopo quattro giorni di vana attesa del ravvedimento e delle scuse mai pervenute da parte sua". Oggi ha aggiornato gli utenti del suo caso con un post pubblicato su Facebook, che ha ricevuto, come il primo in cui ha raccontato la vicenda, tanti commenti di solidarietà per quanto ha dovuto sopportare. "Ho conferito l'incarico all'avvocato Alessandra Ballerini, per procedere nelle sedi opportune nei confronti dell'autista del taxi targato FB …. con licenza n°3…, rilasciata da Roma Capitale". Il tassista di cui parla il sindacalista, nonostante fosse il suo turno e si trovasse come gli altri in fila al punto di raccolta alla stazione Termini di Roma, non lo avrebbe fatto salire a bordo della vettura.

Soumahoro, che nel frattempo aveva visto salire in auto altri passeggeri ‘bianchi' arrivati dopo di lui, gli avrebbe detto che il suo comportamento era scorretto e da segnalare alle forze dell'ordine. Il tassista si sarebbe rivolto a lui rispondendogli: "Puoi chiamare chi ti pare. Con me non viaggi!". Un episodio di razzismo quello di cui è rimasto vittima a seguito del quale il sindacalista, confidente in un atteggiamento di ripensamenti da parte del prossimo, ha deciso di temporeggiare: "Avevo deciso di congelare la denuncia perché credo nel valore del perdono e nella cultura di ri-educazione – scrive, motivando la sua attesa – Una denuncia la mia che rappresenta ad oggi un doveroso atto anche per tutte le persone vittime di discriminazione, che si consumano nell’invisibilità e nell’indifferenza".

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