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Il poliziotto 25enne che ha tirato fuori la donna dal Tevere: “Dovevo salvarla ad ogni costo”

Fanpage.it ha intervistato l’agente Simone Troiani, venticinque anni, Ciociaro, che il 23 agosto scorso si è tuffato nel Tevere e ha salvato la vita a una donna sordomuta.
A cura di Alessia Rabbai
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Simone Troiani e la collega della Squadra Volanti
Simone Troiani e la collega della Squadra Volanti

Si è tuffato nel Tevere per recuperare una donna sordomuta, che stava per annegare. Fanpage.it ha intervistato l'agente Simone Troiani, venticinque anni, Ciociaro, che il 23 agosto scorso non ha esitato un attimo e si è lanciato dalla banchina del lungotevere degli Altoviti all'altezza del Ponte Vittorio Emanuele II e l'ha salvata. Troiani è entrato nella Polizia di Stato nel 2019 e presta servizio per la Squadra Volanti della Questura di Roma.

Come ha ricevuto la segnalazione?

Ero in servizio con la mia collega in zona Monteverde, erano circa le ore 15 e avevamo comunicato alla Sala operativa che ci saremmo spostati presso la caserma Gigli sede delle Volanti, per fare rifornimento alla macchina. Eravamo fermi al semaforo sul lungotevere, quando un passante ha attirato la nostra attenzione, gridava: "Polizia, polizia! venite, venite!". Ci siamo chiesti cosa fosse successo, abbiamo acceso sirene e lampeggianti, attraversato l'incrocio e lo abbiamo raggiunto. Ci ha detto: "C'è una donna nel Tevere!".

Cosa è successo dopo?

Siamo scesi entrambi dall'auto, abbiamo guardato nel fiume e notato la donna che si dimenava. Subito abbiamo raggiunto la banchina. Mentre scendevamo le scale per raggiungerla, stava per finire sott'acqua e non si vedeva quasi più. Ho pensato dentro di me: "Non c'è tempo, mi devo tuffare, devo raggiungerla". Ho tolto il cinturone con la pistola e le manette, l'ho consegnato alla collega e mi sono buttato nel Tevere con ancora addosso vestiti e scarponi.

Com'è avvenuto il salvataggio?

Sono andato sott'acqua, l'ho raggiunta e siamo riemersi insieme. Tornato alla banchina, l'ho consegnata alla mia collega la quale nel frettempo aveva chiamato 118, chiedendo l'intervento dell'ambulanza e mi ha aiutato a tirarla fuori dal fiume. La donna una volta fuori ha ripreso a respirare e l'abbiamo messa in posizione di sicurezza, fino all'arrivo del personale sanitario. Poco dopo è svenuta ed è stata trasportata in codice rosso al Policlinico Umberto I.

Che emozioni ha provato durante l'intervento?

La mia reazione è stata immediata, sapevo dentro di me che non potevo perdere tempo. Ricordo che in quel momento il mio unico pensiero era quello di salvare la vita di quella donna e che avrei dovuto farlo ad ogni costo. Non è stato facile trovarla, il fiume in quel punto è torbido, pieno di alghe e molto denso. Quando l'ho afferrata ho sperato che fosse ancora viva.

Si sente un eroe al pensiero di aver già salvato la vita di una persona all'inizio della sua carriera?

Non mi sento un eroe, ma un poliziotto e ho fatto solo il mio dovere. Il nostro è un lavoro in cui siamo quotidianamente al servizio del prossimo. La polizia non è per strada solo per i controlli, ma opera anche nelle emergenze, come incendi, terremoti e alluvioni. Ogni intervento è diverso dall'altro e dobbiamo sempre essere pronti.

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