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Festa alla Sapienza con 500 persone tra alcol e musica: 22 ragazzi a processo

Ventidue ragazzi tra i venti e i trentacinque anni d’età sono finiti a processo davanti al giudice e dovranno rispondere dell’accusa di violenza privata per aver organizzato una festa senza autorizzazione all’Università La Sapienza di Roma. Al party con alcol e musica hanno partecipato circa 500 persone.
A cura di Alessia Rabbai
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Immagine di repertorio
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È iniziato ieri il processo per ventidue ragazzi accusati di violenza privata in concorso durante il Teppafest all'Università La Sapienza di Roma il 20 e 21 aprile del 2018. Gli imputati hanno tra i venti e i trentacinque anni d'età e non sono solo studenti universitari, ma anche persone esterne. La Procura della Repubblica li ritiene responsabili di aver messo in piedi la festa non autorizzata, costringendo il personale addetto alla vigilanza dell'università ad assecondarne lo svolgimento. La vicenda è emersa a seguito della denuncia sporta dal rettore dell'Università. Alla festa hanno partecipato circa cinquecento persone, iscritte ai vari corsi di laurea interni, ma anche non appartenenti alla Sapienza, o provenienti da altri Atenei, che si sono radunate a ballare sul pratone. Secondo quanto ricostruito in sede d'indagine e riportato da Il Messaggero, gli organizzatori dopo aver programmato l'evento hanno occupato gli spazi bloccando le fotocellule dei cancelli, per impedire che si richiudessero e permettessero loro di accedervi.

All'interno dell'università sono entrati i furgoni con le attrezzature necessarie per la festa e le bevande da vendere durante il suo svolgimento. Una volta allestito il tutto, sono arrivati i partecipanti, che sarebbero stati fatti entrare pagando un biglietto di tre euro. Non si tratta dell'unica festa organizzata all'interno dell'università, ma ce ne sono state diverse nel corso degli anni passati. Tra queste la tragedia avvenuta la notte del 21 giugno 2019 quando il ventiseienne Francesco Ginese è morto dissanguato dopo essere stato soccorso e trasportato al Policlinico Umberto I, mentre cercava di scavalcare uno dei cancelli lungo il muro di cinta della Città Universitaria, per raggiungere una festa evitando la lunga fila all'ingresso di Piazzale Aldo Moro.

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