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Omicidio Desirée Mariottini a Roma

Desirée Mariottini, non torna libero Brian Minteh: accusato di omicidio, resta in carcere

Per Brian Minteh, condannato a 24 anni, i giudici avevano disposto la scarcerazione per lo scadere delle misure cautelari per le accuse di droga. Nelle ultime ore è stato raggiunto da un nuovo provvedimento di custodia cautelare in carcere per l’accusa di omicidio della 16enne Desirée Mariottini.
A cura di Natascia Grbic
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Rimane in carcere Brian Minteh, uno dei quattro uomini condannati per l'omicidio della 16enne Desirée Mariottini. I giudici avevano inflitto una condanna a 24 anni di reclusione, disponendone però il rilascio per l'accusa di droga, per la quale erano scaduti i termini di custodia cautelare in carcere. In queste ore, Minteh è stato però raggiunto da una nuova misura cautelare chiesta e ottenuta dalla Procura di Roma per l'accusa di omicidio. All' epoca dell'arresto, il Riesame aveva annullato la sua misura in relazione all'uccisione della 16enne, mantenendola per la violenza sessuale, accusa dalla quale ieri era stato assolto. Date le nuove prove emerse durante il dibattimento, l'accusa è ora di omicidio. Minteh rimarrà quindi in carcere a Regina Coeli e non potrà tornare libero.

Concreto pericolo di fuga dell'imputato

Minteh resterà in carcere perché per i giudici della Terza Corte d'Assise risulta "concreto e attuale il pericolo di fuga". L'uomo, condannato a 24 anni e sei mesi di reclusione per l'omicidio della giovane, sarebbe potuto fuggire dall'Italia "anche al fine di sottrarsi all'esecuzione della pena come da lui fatto nell'immediato al momento del decesso di Desirée Mariottini". Inoltre, Minteh sarebbe sprovvisto di abitazione, quindi "non sarebbero praticabili misure meno gravose". In ultimo, si legge nelle tre pagine dell'ordinanza che ne dispongono la misura cautelare in carcere, l'uomo "non ha mostrato segni di resipiscenza".

Le condanne per l'omicidio di Desirée Mariottini

Per la morte della 16enne di Cisterna di Latina sono stati condannati anche Mamadou Gara, Yousif Salia e Alinno Chima. I primi due hanno ricevuto la pena dell'ergastolo, il terzo è stato condannato a 27 anni. Le accuse nei loro confronti vanno, a seconda delle posizioni, dall'omicidio volontario, alla violenza sessuale aggravata, alla cessione di stupefacenti a minori. La giovane, morta nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 2018, è stata stordita con un mix di droghe e psicofarmaci che l'hanno mandata in overdose. Mentre si stava sentendo male è stata violentata dal branco, che l'ha poi lasciata morire senza chiamare i soccorsi e impendendo alle altre persone presenti di farlo. "Meglio lei morta che noi in galera", hanno dichiarato. La ragazza è stata trovata cadavere il giorno dopo: forse, se fosse stata aiutata, si sarebbe potuta salvare.

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