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Delitto di Soriano nel Cimino, Salvatore ucciso da due sicari per uno ‘sgarro’: si cerca il mandante

Salvatore Bramucci è stato trovato cadavere lo scorso 7 agosto. Non c’è nessun legame tra lui e i suoi assassini: il 58enne potrebbe aver pestato i piedi alla persona sbagliata.
A cura di Natascia Grbic
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Ucciso forse per aver pestato i piedi alla persona sbagliata. Salvatore Bramucci, 58enne residente a Soriano nel Cimino, è stato freddato lo scorso 7 agosto da due sicari che hanno scaricato le pistole contro la sua auto in località Acquafredda.

I due sono stati arrestati dai carabinieri di Viterbo, che dopo settimane di indagini e perquisizioni sono riusciti a risalire alla loro identità. Decisive le telecamere di sorveglianza presenti nella zona, che hanno immortalato uno dei due vicino l'abitazione di Bramucci, un casolare di campagna dove viveva da tempo. Al momento non è emerso nessun legame tra la vittima e i suoi assassini. L'ipotesi, quindi, è che non si conoscessero e che siano stati mandati da qualcuno a cui forse Bramucci aveva fatto un torto.

Amante della palestra e degli animali, Salvatore Bramucci negli anni aveva accumulato alcuni precedenti penali. Come riportato da Il Corriere della Sera, nel 2007 era stato arrestato per estorsione, usura, furto e ricettazione. Nel 2021 aveva patteggiato una condanna a tre anni e quattro mesi per estorsione e usura. E negli ultimi mesi era stato indagato per una serie di furti di mezzi nei cantieri edili.

I due che lo hanno ucciso sono due 48enni romani. Altri tre però sono finiti indagati per quell'omicidio, dai contorni ancora da chiarire. I sicari sono partiti da Roma all'alba in due macchine diverse, hanno aspettato che Bramucci uscisse con la sua macchina, gli hanno bloccato la strada, sono scesi e hanno sparato al parabrezza. Una raffica di colpi che non gli ha lasciato scampo.

"L’individuazione è avvenuta attraverso una puntuale opera di ricostruzione dei movimenti dei due soggetti attinti dalla misura cautelare, anche attraverso controlli dei percorsi compiuti dai due – ha dichiarato Paolo Auriemma, procuratore della Repubblica di Viterbo – Sono venuti appositamente da Roma. Ciò che ci fa pensare che la premeditazione sia evidente in una situazione del genere è anche il fatto che è stato riscontrato come già in precedenza si fossero recati nel luogo dove si trovava il Bramucci per verificare luoghi ed eventuali movimenti".

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