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Con la fine del governo Draghi salta anche la riforma dei poteri di Roma Capitale

La fine dell’esecutivo e il probabile scioglimento anticipato delle camere farà sicuramente saltare anche la riforma dei poteri di Roma Capitale, su cui faticosamente era stata trovata una convergenza bipartisan e che, lo scorso 20 giugno, era arrivata alla Camera.
A cura di Enrico Tata
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"Sappiamo bene che il tempo non gioca a nostro favore, ma con uno slancio di responsabilità da parte di tutte le forze politiche, approvare la riforma entro la fine della legislatura è possibile. E’ un’occasione attesa da troppo tempo e che non possiamo perdere, perché se non riparte Roma, non riparte l’Italia”. Con queste parole concludeva il suo intervento alla Camera la deputata di Forza Italia Annagrazia Calabria, relatrice e firmataria, insieme al deputato dem Stefano Ceccanti, della proposta di riforma costituzionale sui poteri di Roma Capitale. Il suo discorso risale a un mese fa, quando la crisi del governo Draghi era soltanto all'inizio. I tempi erano già stretti, come sottolineava la stessa Calabria, ma la fine dell'esecutivo e il probabile scioglimento anticipato delle camere farà sicuramente saltare anche questa possibile riforma, su cui faticosamente era stata trovata una convergenza bipartisan e che, lo scorso 20 giugno, era arrivata alla Camera.

La riforma puntava a modificare l'articolo 114 della Costituzione con l'obiettivo di rendere Roma Capitale autonoma dal punto di vista normativo, amministrativo e finanziaria. In pratica Roma Capitale avrebbe avuto gli stessi poteri legislativi della Regione Lazio, che avrebbe invece mantenuto poteri legislativi autonomi in materia di tutela della salute.

Lo stesso sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, era intervenuto alla Commissione capitolina Statuto e Innovazione Tecnologica parlando della legge costituzionale che stava per approdare (la seduta risale al 23 maggio) in parlamento. Ricordiamo che l'iter di approvazione di una legge di modifica costituzionale prevede due passaggi alla Camera e al Senato con la seconda votazione che di deve tenere a distanza di almeno tre mesi dalla prima. La legge deve essere approvata con la  maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione. I tempi per l'approvazione, quindi, sarebbero stati comunque molto stretti, anche senza il possibile scioglimento anticipato delle Camere, dato che la legislatura terminerebbe comunque in primavera.

"Come sapete, c’è un testo oggi depositato presso la Commissione Affari costituzionali di riforma dell’articolo 114 e c’è poi anche un lavoro invece sull’attuazione del 114, cioè su un intervento di natura legislativa. Infine è anche in corso dopo l’annuncio  da parte di Zingaretti  e del sottoscritto di un lavoro bilaterale di Roma Capitale  – Regione Lazio per il trasferimento di alcune competenze della Regione a  Roma Capitale attraverso legge regionale", aveva detto il sindaco Gualtieri, spiegando: " Si tratta di tre strade che non vanno considerate in alternativa ma che sono tutte complementari una all’altra e che quindi sono complementari e sono fondamentali e vanno quindi perseguite tutte e tre".

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